Era appena sgattaiolata dietro la porta del magazzino, che sentì la ben nota risata «Ahahahah! Guardatelo, sembra un bambino da come dorme!», cui fece seguito una serie di schiamazzi da parte dei fedelissimi che accompagnavano il capitano. «Oh, ma il signorino si stava divertendo a quanto pare… forse stava sognando la mia Seth… proviamo a chiederglielo…».
Un secco colpo di frusta sibilò nell'aria.
Colpito, Pauli si ridestò e sollevò la testa pronunciando ancora quel nome.
Altri tre schiocchi in rapida successione, quindi due manrovesci in violenta sequenza. «Ti farò passare la voglia di nominarla, anzi, ti farò passare del tutto la voglia… maledetto… ormai era mia e tu sei piombato qui a rovinare i miei piani! Ti ucciderò, ma prima te lo farò mangiare! …anzi, forse lo farò servire a lei con qualche salsa… e forse ti farò grazia della vita, ma ti renderò cieco e ti donerò a lei come schiavo, sentirai il suo profumo ma non proverai eccitazione né potrai vederla. La sentirai urlare mentre la possederò sotto le tue orbite vuote. Te ne dovrai prendere cura quando la notte la lascerò dolente e lordata del mio piacere. Rimpiangerai di essere giunto qui».
A questa demoniaca dichiarazione seguì un'altra serie di colpi in cui il l'ufficiale cercò di scaricare la sua rabbia. Poi, in silenzio, un gesto che avrebbe agghiacciato Seth se avesse potuto vederlo. Al suo comando una delle guardie aveva preso una lunga tenaglia e l'aveva posta dentro il braciere.
«Sarò io a ucciderti, bastardo! Non toccherai mai Seth con le tue mani schifose!».
«Ma allora sei anche un eroe! Seth è una donna fortunata ad avere un amante come te a difenderla! Forse dovrei farla portare qui per farle vedere cosa si rischia a mettersi contro di me. Chissà, forse mi supplicherebbe di lasciarti in vita, se veramente ti ama… Potrei prenderla qui davanti a te mentre i miei uomini ti tolgono alcuni pezzi inutili…». Un ghigno gli rimase impresso sul volto, fermò il soldato che stava sollevando l'attrezzo per cominciare a torturarlo e fece cenno a tutti di seguirlo fuori dalla sala.
Seth attese qualche minuto dopo aver sentito sferragliare alla serratura della porta, poi corse fuori per accertarsi delle condizioni di Pauli. Lo baciò sulle labbra, sui segni lasciati dalla frusta, lo carezzò dolcemente. Poi gli disse che avrebbe avuto bisogno di alcuni strumenti per liberarlo e con malcelato raccapriccio cominciò ad osservare gli attrezzi di ferro che aveva notato sul tavolo poco distante. Gli anelli con cui terminavano le catene erano chiusi da perni con un dado a una delle estremità, occorrevano quindi delle pinze e un martello. Trovato l'occorrente tornò da Pauli e cominciò a cercare di liberarlo. Non sarebbe stata un'operazione veloce, chi aveva stretto i dadi era sicuramente molto più robusto di lei, inoltre voleva evitare di fargli del male e già un paio di volte una pinza era scivolata sul suo polso portando via qualche centimetro di pelle. Passò diverso tempo, entrambi tenevano le orecchie tese nel terrore di essere sorpresi a metà dell'opera e si facevano coraggio scambiandosi baci e parole d'amore. Alla fine la costanza ebbe la meglio su ferro e ruggine e il giovane fu libero. Si abbracciarono inginocchiati l'uno di fronte all'altra, le lacrime che si univano sulle guance affiancate.
Una voce li immobilizzò: «Ma che bella scena romantica!». Si volsero entrambi verso la sala ma non videro nessuno.
giovedì 18 luglio 2013
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