Inutile dire che Fratello Amarone si era comunque spinto oltre nei suoi esperimenti. Pochi anni prima, per esempio, aveva finito per distillare un impasto di peperoncino, noci moscate e acciughe, stemperato in un passito della riserva arcivescovile. Le cronache non specificano di eventuali poteri digestivi del liquore, riferiscono piuttosto di disattese dichiarazioni di amore con tanto di mazzolini di caprifoglio e biancospino offerti alla buonanima di Giorgina Laudomìa, madre del summenzionato Ugo Sofronio VII. Va precisato che Fra' Pannunzio la considerava discendente diretta di Bastet e pretendeva quindi, mediante irriferibili congiunzioni sessuali, di farle abiurare il paganesimo nel quale riteneva fosse precipitata la gatta.
Dopo tale incidente il vescovo gli proibì l'accesso per sei mesi nel laboratorio e lo costrinse a una dieta depurativa di latte di capra (certamente non munta dal frate), riso bollito e rape.
La ricetta del distillato è invece andata perduta.
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3 commenti:
vedrai che ti trovo la ricetta del distillato.
sono contenta del tuo nuovo scritto.
se gli dei non fossero malvagi e buffoni nel destino degli uomini
direi che un filo mi lega ormai a te finchè tu non prenderai il volo
trova la ricetta che poi la proviamo.
e poi voliamo insieme...
Grazie delle tue ardite difese (non sai quante risate mi sia fatta nel leggere le tue risposte al pazzo/a maniaco che si lamenta sul mio sporco blgo)!!
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