martedì 29 maggio 2007

Viveva in un bosco di uccelli incantatori un animale dal piumaggio d'oro… cap. 6

Come dicevo, Gianginomaria era un giovane pollo di buona famiglia e dopo il diploma in lingue, sapeva parlare correntemente il fainico, il procionide, il rospese di palude e il topinambur, si era iscritto a Scienze Pollitiche per intraprendere la carriera diplomatica.
Bisogna dire che fin da pulcino aveva dimostrato quelle qualità peculiari che sono richieste nella professione e molto spesso era riuscito a ricomporre discussioni che si protraevano nel tempo grazie a un sorprendente intuito, alla capacità di sondare nell'intimo l'animo pollico e per l'imparzialità e saggezza dei giudizi.
Fu per certi versi clamoroso quando fece rappacificare l'anziano Everardo Delle Alette con il vecchio mastro birraio Connor O'Chickenmalt.
I due avevano smesso di parlarsi ormai da decenni e solo pochi nel bosco ricordavano, seppur vagamente, il motivo della rottura. Nonostante ciò, tutte le sere, Delle Alette si recava al Bargiglio d'oro a bere la sua pinta di doppio malto e a giocare a freccette. Al momento del suo ingresso O'Chickenmalt, senza rivolgergli non solo la parola ma nemmeno uno sguardo, faceva apparire un boccale pieno all'angolo più lontano del bancone e poi proseguiva nelle sue faccende come se niente fosse. Mai una volta Delle Alette era riuscito a vedere mentre lo posava e nemmeno la lenta operazione di riempimento. Da par suo, dopo averne centellinato il contenuto durante interminabili serie di sfide con gli altri avventori, se ne andava senza proferire saluti di sorta al suo antagonista, non prima di aver materializzato, come per magia, il corrispettivo della bevuta accanto al boccale vuoto.

giovedì 24 maggio 2007

Viveva in un bosco di uccelli incantatori un animale dal piumaggio d'oro… cap. 5

In tempi recenti sono stati fatti studi più approfonditi, sia sui polli dorati sia sulla trama delle loro piume. Certo il materiale è scarso, deteriorato dal tempo e dalle leggende che li circondano. Una di queste infatti, vuole che bevendo un infuso di penne caudali di pollo dorato dei boschi mescolato con belladonna e maionese si abbiano delle visioni sui palinsesti televisivi del giorno prima.
Il noto scienziato Nad Nworb, basandosi sul De Pullis, ha acceso il dibattito con il suo Codice Mugellano nel quale, attraverso un percorso iniziatico, lo studioso Gianpinomaria (evidente il riferimento al personaggio storico) scopre che i segni sulle penne altro non sono che tavole delle effemeridi e che leggendole in un certo ordine prefigurano e anticipano l'Apocalisse. Più esattamente, sempre secondo il romanzo, l'avvenimento cadrebbe nella data palindroma 30.02.2003. Inutile dire che dai suoi più accesi critici e detrattori sono stati messi in risalto due errori evidenti: il 30 febbraio non esiste e comunque sia sarebbe già passato perché siamo nel 2007. Ma Nad Nworb pare proseguire per la sua strada incurante anche dei siti internet aperti per metterlo alla berlina (un esempio su tutti, per completezza e apparato scientifico: www.deaththebastardnadnworb.dork).

mercoledì 23 maggio 2007

Sempre*

La sua pelle trasmetteva
sensazioni.
Le mie mani, le emozioni.
Due corpi un destino,
lui la notte, lei il mattino.
Poche parole, poi allacciati,
dentro di lei, intorno a lui.

Scivolare piano, non smettere mai,
basta uno sguardo per legarsi a lei,
sorriso di sole, sogno di dei.

Lontana ormai, ma forse no,
rinunciare coraggio non ho.
Attese, ricordi, certezze,
in ogni cosa le sue fattezze.
Non può non può solo un caso no.
Non può non può essere passato no.

Scivolare piano, non smettere mai,
basta uno sguardo per legarsi a lei,
sorriso di sole, sogno di dei.

*16.06.2006, falso brano degli Afterhours, dedicato non certo a loro...

domenica 20 maggio 2007

Haiku 4

Dolce profilo,
armonia di natura,
placa il cuore.

martedì 15 maggio 2007

A perdita d’occhio corpi giacevano immobili mentre da altri si levavano lamenti e richieste d’aiuto inascoltate. In mezzo a tanta desolazione il vecchio Lannister muto e pensoso attese di riconoscere sullo scudo del cavaliere che s’avanzava il meta-lupo furettato del ramo più antico degli Stark, simbolo di quel Nicelord l’Unificatore che per primo regnò come unico sovrano sui sette regni.
Dopo un attimo di esitazione impostogli dall’età e dal lignaggio, discese da cavallo e si inginocchiò deponendo la spada davanti a sé.
Il cavaliere era in realtà una donna, lady ***, chiusa in un’armatura di blu smaltato con venature cangianti che inutilmente si sforzavano di riprodurre il colore dei suoi occhi che si diceva osassero sfidare la bellezza del sole. Per questo motivo dall’età di otto anni celava il suo volto a chiunque dopo che innumerevoli cavalieri si erano uccisi o erano impazziti per un semplice sguardo. L’unico che ancora aveva l’onore e la gioia di poterli ammirare tutte le sere nell’intimità della tenda, cavalcava al suo fianco, vittima anch’egli di uno strano destino: il privilegio di servire colei che non aveva uguali in bellezza neanche nelle fervide fantasie dei bardi era infatti bilanciato dall’impossibilità di dichiararle il proprio amore, mal celato, agli occhi di tutti, da questo essere la sua ombra, scudiero, vassallo, consigliere. Era egli lord ***, di cui si diceva che avesse bisogno di un apriscatole per uscire dall’armatura, ormai appesantito dagli anni. Da lungo tempo non faceva ritorno al suo castello a Delta degli Acquitrini…

per certi versi un omaggio a G.R.R.Martin, quantomeno per i nomi. ovvi gli asterischi... inutile dire che mi sono fermato qui.

sabato 12 maggio 2007

Viveva in un bosco di uccelli incantatori un animale dal piumaggio d'oro… cap. 4

Ora che mi ci fate pensare, non è mica bello che perda tempo a raccontarvi tutte queste cose se poi i polli dorati non sono esistiti. Non credo che ci farei nemmeno una gran bella figura.
Però non si può trascurare che nelle sue Chronichae pollastrae pollisque Publio Sventato Tucano il Medio (così chiamato perché era solito salutare i suoi creditori con l'esposizione del dito centrale) già nel IV secolo a.C. scrivesse "In magica silva, aureos pollos deambulabant" (cfr. XI-2, cit.); confermato peraltro da un anonimo del IX sec. nella Fibula Pollina in cui si legge "Sao ke in kelle terrae, giravanvi gallette, dorate e coll'alette", di chiara origine provenzale. E ancora in un trattato sulle pratiche inquisitorie, coevo al Malleus Maleficarum, si risolve che "...non havvi a intendersi heretico, lo quale menzioni di polli dorati".

giovedì 10 maggio 2007

Viveva in un bosco di uccelli incantatori un animale dal piumaggio d'oro… cap. 3

Gianginomaria era un giovane pollo di buona famiglia, praticamente un ram-pollo... No dai! non andate via! mi è scappata, non ne dico più...
Gianginomaria era un uccello incantatore, una specie molto particolare, già abbastanza rara in quei tempi antichi. La loro caratteristica era un ventaglio di piume caudali, tipo quelle del pavone, ma dorate, di un oro opaco. Pur non essendo all'apparenza splendenti avevano degli strani segni che talvolta assumevano l'aspetto di una fitta scrittura, mentre in altri casi la trama creava dei disegni che sembravano voler raccontare una storia. I pochi che li incontravano nel bosco finivano inevitabilmente per concentrarsi per decifrare quello che vedevano e rimanevano così incantati, alcuni anche per anni. Al momento del loro risveglio, quando raccontavano cosa aveva provocato quello stato di catalessi, non venivano mai creduti, tant'è vero che c'è chi ancora ritiene che i polli dorati dei boschi non siano mai esistiti.

mercoledì 9 maggio 2007

Viveva in un bosco di uccelli incantatori un animale dal piumaggio d'oro… cap. 2

Zia Maria aveva sposato Guidobalderasmo von Chikenburger-Ketchup IV, un matrimonio d'amore come nelle favole. Gli abitanti del bosco festeggiarono per una settimana l'evento, preparato e atteso con alacrità ed entusiasmo nei sei mesi precedenti. Le fate ballerine avevano organizzato una coreografia di cui si ha ancora traccia ai tempi nostri nel detto "balla come alle nozze, bella come le cozze". Gli orsetti piromantici illuminarono le notti con fuochi artificiali e giochi di luce che sono studiati nelle moderne università. E che dire dei sontuosi banchetti di decine di portate, dei nettari versati nei calici, delle ricette inventate per l'occasione con accostamenti degni di un'architettura del gusto che travalica i segni del tempo e delle tradizioni? Beh, niente, perché in quella settimana ero in vacanza e quando sono tornato non c'era rimasto nulla da assaggiare.

martedì 8 maggio 2007

Viveva in un bosco di uccelli incantatori un animale dal piumaggio d'oro… cap. 1*

Ebbene sì, miei piccoli amici, tanto tanto tempo fa e in un paese inevitabilmente lontano lontano, viveva uno strano animale dal piumaggio d'oro, ma nessuno l'aveva mai visto! Come? Nonò, non è una storia, è vero... cioè sì è una storia ma successa davvero! Ho qui da qualche parte svariati libri che ne parlano, tipo Il bosco e l'arte della manutenzione delle piume d'oro oppure Esegesi del cacciucco alla livornese.
Dicevo, che questo animale, che potremmo definire uccello, anche perché vivendo nel bosco medesimo e avendo le piume cosa vi aspettavate, una vongola? Questo animale... certo che detto così suona male, sembra quasi un'offesa... forse potrei chiamarlo col nome scientifico che è Incantator Aureus Timidus o più semplicemente in aramaico Su-Dimit Sue 'rua Rotat-Nacni. No, forse meglio col popolare Pollo dorato dei boschi. Questo poi in particolare si chiamava Gianginomaria, giusto per non scontentare i tre zii materni. Che poi uno era una zia. Maria. Zia Maria, in un certo senso.

*Cominciata oggi, anzi ieri, 08.05.07. il titolo si deve a una frase della Joice, alla quale ovviamente la dedico.

La stazione cap. 5

Mentre le teorie e i rimedi più strani non davano alcun risultato, parallelamente continuavano le ricerche del pendolino.
Il campo di tulipani era piuttosto esteso e nelle propaggini estreme, a oriente rispetto alla stazione, lasciava spazio a del grano, molto fitto e fluttuante nel vento. A maculare il color oro strane pietre verdi, molto luminose, del tutto simili a smeraldi.
La cosa più particolare era il profumo, persistente ancorché delicato, che aleggiava su tutta la zona, sia sui tulipani che sul grano. Un profumo che si sarebbe detto di fiori, forse zagare, con vago sentore di pesca. Un profumo caldo, ma non per questo dolce o stucchevole... di sole, se il sole ha un odore. Ancora più strano il fatto che tanto era netto per alcuni, altrettanto non era percepito dalla maggioranza di quelli che si affannavano nella soluzione dell'enigma.

lunedì 7 maggio 2007

La stazione cap. 4

Dopo una settimana di tentativi di riportarlo alla realtà e ignorando ancora le cause dello stato di shock fu presa la decisione di convocare l'FBI, sezione XFiles.
Inutile dire che l'agente Mulder immaginò che il treno avesse creato un buco spazio-temporale attraverso il quale il povero malcapitato fosse stato rapito dagli alieni.
Ovviamente più scientifica la spiegazione di Dana Skully: benché appartenenti a una specie scomparsa intorno al 1920, i tulipani dovevano contenere delle tossine sconosciute, con effetti allucinogeni. Questa tesi però contrastava col fatto che nessun altro, a cominciare dai soccorritori, aveva riportato tali sintomi. A meno di non pensare a una specifica reazione allergica.

sabato 5 maggio 2007

La stazione cap. 3

Fu ritrovato diverse ore dopo ma era perso... Come perso? Ma se lo avevano ritrovato...? Sì, infatti, lo avevano ritrovato ma era perso... oh ma insomma, lo saprò, no? sto raccontando io! Era perso nel senso che lo ritrovarono in cima a un olivo che faceva cipcip....!
Ovviamente fu subito ricoverato e sottoposto a varie analisi che però risultarono negative, mentre davanti alle macchie di Rorschach alternava due sole parole, apparentemente senza alcun legame con ciò che vedeva: luna e stelle. Un'altra stranezza era che dormiva tutto il giorno e si risvegliava solo verso le 23.00.

venerdì 4 maggio 2007

La stazione cap. 2

La notizia di per sé non sarebbe stata così di rilievo, ma ciò che accadde il giorno dopo finì sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo: i binari non c'erano più, anche le traversine erano scomparse e al loro posto splendeva uno sterminato campo di tulipani rossi!
Piero Angela fu fra i primi ad accorrere per smontare le tesi della setta dei Neociattanti che sostenevano essere un segnale divino. Il ministro dei trasporti dette la colpa al sindacato che secondo lui aveva inventato una nuova forma di protesta e di sciopero. Le sinistre insorsero protestando per i danni arrecati agli operai pendolari. I verdi proposero di trasformare tutte le stazioni in orti botanici. Maurizio Costanzo organizzò una diretta del suo show sul luogo dell'incidente... e fu solo a quel punto che si scoprì che il capostazione era scomparso!

mercoledì 2 maggio 2007

La stazione cap. 1*

Lo sapevo, l'avevo detto a tutti quelli che insistevano.
Nella mia stazioncina è passato un pendolino e ha divelto gli scambi, i vetri del caffè sono esplosi, i tavolini e le sedie si sono rovesciati. Un cartello ondeggia cigolando come la scritta Saloon in una ghost town in un b-movie. Non ho il coraggio di mandare il capostazione a vedere dov'è finito il treno, non è abituato a queste cose. Se il telegrafo funziona ancora cercherò di far intervenire le autorità competenti.

*Anche questo raccontino ha come origine la chat. Risale al gennaio 2003, mentre il titolo l'ho aggiunto solo ora.

martedì 1 maggio 2007