mercoledì 28 marzo 2007

Favola*

D: dai... raccontami qualcosa!!
LT: andiamo sul classico:

tanto tanto tempo fa, in un paese lontano lontano...
D: dimmi dimmi
LT: una mamma disse alla figlia:
accatatille e portalo a nonneta... ma stai attenta al gufo
D: continua
LT: fu così che coppolillo rosso prese le borse della spesa e moccolando come un portuale di marsiglia prese il sentiero del bosco per andare dalla nonna.
D: dai dai
LT: essendo una libera professionista era tornata a casa molto tardi e quindi al momento della partenza stava calando già la notte.
D: chi era una libera professionista??
LT: coppolillo rosso
D: ah! continua
LT: faceva la corpivendola nel separé di un pianobar durante il giorno
D: dai dai
LT: dunque, dopo una dozzina di km cominciò a sentire strani rumori... gnip...gnip... gurulùùù... yappadì... yappadìììì....
D: e che era successo??
LT: erano gli animilli del bosco!
D: e poi?
LT: uno gnippolao delle more, un gurullino delle abetaie e uno yappolo del finocchietto
D: ah! li conosco bene......
LT: eh certo, specialmente i primi due a volte nidificano anche in città
D: continua il racconto..
LT: comunque coppolillo era stata messa in guardia dal gufo per cui non si curò di loro e bianca come un cencio proseguì per la sua strada
D: bene, giusto..
LT: purtroppo però, non lavandosi mai le orecchie per dormire di più la mattina non aveva sentito che oltre agli altri versi uno ben più lugubre faceva da sottofondo...
bruommmmmmmmmmmmmmmm......
era il tipico rumore delle fabbriche di spiridioni a carbonella, dove interi greggi di gufi si ritrovavano per giocare alla lippa
D: continua...
LT: sei andata a telefonare all'antidroga...?
D: no, sto aspettando che continui......
LT: ah
fu così che senza rendersene conto si ritrovò in una radura dove sorgeva una strana costruzione dall'aspetto minaccioso e dalla quale oltre al già menzionato suono proveniva un disgustoso odore di pasta alla nutella e vongole!
D: dai dai
LT: in pochi secondi si ritrovò circondata da decine di esseri vestiti di nero, con uno strano rigonfiamento sotto l'ascella sinistra e gli occhiali scuri, tant'è che andava a sbattere l'uno contro l'altro
D: e chi erano???
LT: erano i sorveglianti della fabbrica, che erano stati mandati a vedere chi stava passando di là
D: e perché il rigonfiamento sotto l'ascella??
LT: ma la pistola no? meno uno che l'aveva sostituita con un panino alla mortadella, cetriolini, capperi, acciughe, pomodorini, wurstel, mais, salame e funghetti
D: ah! capito!! certo un panino leggero leggero....
LT: eh sono mesi che gli dico di fare le analisi che aveva il polistirolo alto...
D: eh certo.... con il polistirolo non si scherza!!
e poi??
LT: due di loro, ripresisi dopo una vicendevole capocciata, riuscirono ad intimare l'altolà chicc'èqua a coppolillo
D: aspetta, faccio leggere dall'inizio a mia figlia
LT: o povero me...
D: ma che te fumi???mo lo voglio pure io!!!!! :D
LT: ecco...
D: però con la favoletta di coppolillo m'è venuto sonno.. 'notte! R.
continua la favola??
LT: notte
D: come notte???? e la finale???
LT: beh penso di sì
notte a R.!
D: e la finale?????? arriva????
LT: lì per lì coppolillo, per i noti problemi di orecchie non aveva sentito l'altolà, ma una randellata sul collo la fece fermare
D: poverinaaaaa
LT: due giorni dopo si riprese dalla botta e si ritrovò in una piccola stanza legata a una sedia
D: e chi c'era là??
LT: nella stanza erano accumulate le cose più strane: ferri da stiro a cucù, lettiere per formichieri, servizi di posate bucate per persone a dieta, stock di videocassette sulle partite della nazionale di badmingon...
D: cavoli..... e chi ci abitava??
LT: mentre cercava di rendersi conto della situazione che per altro le sembrava familiare, sentì oltre la porta una voce profonda e leggermente gracchiante che dava degli ordini:
D: ???
LT: svelti, aprite la porta che così la facciamo finita una volta per tutte!
D: !!!!!!
LT: dopo vari clangori e cigolii una lama di luce ferì l'oscurità e gli occhi della povera coppolillo che però riuscì a distinguere una forma gigantesca e pelosa che si faceva innanzi
D: dai! come finisce???
LT: Nonna! che kispios ci fai qui alla fabbrica???!!!
D: eheheheh!!
LT: la nonna, donna di antico stampo e di educazione ferrea stampò un manrovescio sul viso di coppolillo che svenne per altri due giorni
D: e poveretta!!!!!
LT: ritornata quindi nel locale il mercoledì successivo esordì dicendo Le domande le faccio io altrimenti la storia non finisce più e tu diventi più deficiente di quel che sei a furia di legnate
D: ahahahahah!!
troppo divertente!!!!! ma come fai ad inventarti 'ste cose????
LT: ecco...veramente...
:s
D: hai una fantasia incredibile.....
LT: :$
D: sei bravissimo!
LT: :$:$
meglio se continuo...
dunque...
D: no!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! devo andare a dormire!!!!!
LT: ah...
D: il seguito alla prossima puntata!!
LT: va bene
D: ricordati dove sei arrivato....... così continui!!
LT: come preferisce il mio amato pubblico!
D: clap! clap! clap!
LT: 'zie!
D: ma si figuri.......
LT: devo segnarmi cos'ho mangiato stasera...
D: ahahahaha!!!!!!
buona notte, per ora, e..... alla prossima puntata!!!!
LT: buonanotte anche a te! sogni d'oro!
D: grazie!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
ciao
LT: ciaooo

*15 settembre 2004, scritta via chat e quindi ho pensato di lasciare il dialogo. vogliate perdonare l'aver lasciato anche l'applauso finale e i commenti che però nella loro integralità giustificano l'interruzione del racconto. una sequela di puntini o di omissis sarebbe stata alquanto ridicola.

martedì 27 marzo 2007

lunedì 26 marzo 2007

York l'irrestringibile*

Laggiù nel Burundi fra palme e mattoni c’è sempre qualcuno che ascolta Baglioni. York non lo aveva mai sopportato, da buon pechinese preferiva gli ossi di seppia e fu per questo che decise di indagare a fondo. Messosi le pinne e sistemato il boccaglio si immerse in un sonno profondo otto metri, perché già a dieci l’impermeabilizzazione dell’orologio non avrebbe retto. Le sardine lo guardavano dalla padella come si guarda chi ha visto Savona con quella faccia un po’ così. Si svegliò che non aveva più sonno, e le Alpi erano alte nel cielo rosa del tramonto quando bel tempo si spera di no, che non piova, sennò non si può andare in campagna a coglier le olive. Speriamo, alla TV han detto che faceva bello, temperature in aumento, mari calmi o localmente Rossi, ci vediamo domattina alle settemmezza, poi si decide.
Era fin troppo chiaro che avevano cercato di fregarlo, ma lui non si sarebbe lasciato imbrogliare così impunemente, senza neanche dire “Hoplà!”. Lo disse infatti, ma non ottenne il successo sperato, e ciò determinò in lui una specie di sesto senso, un senso di polpa, come capita alle arance o ai limoni quando maturano. Non era chiaro il movente, ma era sicuro che se fosse riuscito a ricordarsi quel particolare che ora gli sfuggiva il caso sarebbe stato risotto. Magari ai funghi, che gli piacevano tanto, con molto formaggio, grazie. Ci sono! La tartaruga! Non era stata sempre lì. No, qualcuno l’aveva spostata apposta. Si alzò di tavola e corse fuori. Il locale esplose appena fu giunto nella strada.
Due giorni più tardi, ripresosi dallo choc che gli aveva paralizzato le efelidi e gli apolidi ricominciò le indagini su un contadino al di sopra di ogni soggetto, cosicché il costrutto risultava imperfetto, anche perché l’agricolo era trapassato, remoto parente della sarta di suo zio. Il maggiordomo era già in carcere, e quindi insospettabile, non restava altro che arrestare l’idraulico, peraltro all’ospedale a causa di una rovinosa caduta dei capelli. Anche se non era stato lui il braccio dell’operazione, aveva motivi a sufficienza per porsi a capo di un’organizzazione come quella che aveva operato il paziente. Dopo quindici ore di camera di consiglio indisse una conferenza stampa in cui confessò che effettivamente il suo golf non era nuovo ma lavato con Perlana. Il Vernellone perse così sedici punti in Wall Street e nove a Milano, con due goals di Platini. York intanto cominciò a sospettare che se una rondine non fa primavera, tantomeno può farla un geometra di Castglionfibocchi e quindi occorreva una decisione rapida e incolore. Pensò intensamente, con il corpo e con la mente, come se fosse lì… e infatti il colpevole era là e forse stava tramando contro di lui. Lo sorprese che ancora teneva il frullatore in mano, la maionese sparsa dappertutto, lo sguardo fisso nel vuoto. Non oppose resistenza, si fece portare là dove osano le aquile senza dire una parola, sapeva di aver perso!
La sera, davanti a un piatto fumante di broccoletti au fois gras, York ripensò in rapida successione agli ultimi avvenimenti dell’anno, ma non riuscì a trovare un nesso fra loro e il cammelliere abruzzese.

* Firenze, gen./feb. ’85

venerdì 23 marzo 2007

York e il coniglietto di Natale*

Erano le 21.30 del 31 dicembre mentre York vagava ramingo alla ricerca di Gringo in un boulevard di Santo Domingo arrancando nella neve che gli superava ormai le gengive arrossate dalla pasta del capitano. Non faceva così caldo dal Brumaio del ’68, quando ci fu la rivoluzione del Che, Dove e Perché, i terribili generali che instaurarono la dittatura di stampo mafioso che ancora oggi caratterizza la piccola repubblica socialista in occasione del bicentenario della nascita di Beniamino dos Santos y Felipe do Nassiminiento y So Mare de l’Annunciacion y Su Tipica and the Wailers, inventore della tavola calda. Anche York partecipò a quella cena, ma non prese le oropillas al jambo perché indigeste.
Cominciava a preoccuparsi, quando, dal buio della 18a, un grido squarciò le tenebre: “Aaaaooohiizzztatatataaabzzzrrbummm!” Non c’erano dubbi, qualcuno aveva rubato la marmellata di montagna di zia Marta!
Rapido come la colla York cominciò le indagini avendo già individuato la pista giusta. Si recò quindi a Le Mans, dove fu circuìto da una 24 ore in pelle nera e combinazione passava di lì Geroge H.Q. Smith, vecchio compagno di scuola di Henry J.A P. Lewis, ma siccome non conosceva nessuno dei due, non lo salutò. Dispiaciuto di ciò il benzinaio non gli diede i bollini del superconcorso “Sweety, Pinky, Littly Rabbit” (“Il Dolce Coniglietto Rosa”, n.d.t.). Molto arrabbiato con sé stesso, cominciò a cantare in yiddisch la storia di un giovane alto da qui a lì, abitante a Forlì, che faceva il mercante di piante amarante sul Poggio di Alice, gaudente e felice. Introdottosi furtivamente in una cabina telefonica consultò le pagine gialle, quelle rosse, quelle blù, infine decise di passare prima alla Standa dove avrebbe comprato tutto il necessario. Il maggiordomo se n’era appena andato, e con ciò non fece che acuire i suoi sospetti, e non ebbe troppo da fare per trovare il coltello ancora sporco di sangue sul tavolo e alcuni pezzi di intestini sparsi un po’ dovunque, tracce di lotta non ce n’erano, neanche sul retro della casa. Possibile dunque che non avesse opposto alcuna resistenza? Forse sapeva già che sarebbe successo? Comunque il profumo era buono, e anche a vederlo attraverso il vetro del forno aveva un bell’aspetto. No, non avrebbe rimproverato il vecchio Giovanni (di nome) Battista (di religione) solo perché aveva lasciato la cucina un po’ sporca. Del resto anche per lui era il primo dell’anno!

*Firenze, 31.12.84 - 2.1.85

giovedì 22 marzo 2007

York e il diploide nano*

Era un giovedì di domenica, York stava ancora dormendo. Da una settimana non chiudeva occhio, era riuscito a sgominare la banda del "Camillino Giallo", che da mesi terrorizzava la metropolitana di Olbia. D’altra parte laggiù nel West End anche i lampadari hanno orecchie e poteva essere pericoloso parlare nel sonno. Si alzò quindi come se nulla fosse, proprio mentre il latte stava per finire.
Stava camminando da due ore, il cielo si era fatto rosa, volgeva al tramonto, del pinguino nessuna traccia. Certo, nessuno può negare che le albicocche siano commestibili, ma... cosa centra tutto questo con il Rock’n’Roll? Niente, è solo un’impressione, forse falsa modestia, o magari miopia, resta il fatto che l’indiano ne era più che sicuro: qualcuno era volato nel nido del cuculo! John provò ad interrogare il portiere e l’ortolano, doveva essere uno di loro l’assassino, chi altro poteva aver lasciato quelle tracce di frappé di asparagi sul lavandino? Gli indizi erano pochi, i passi si facevano più vicini, il cuore batteva sempre più forte, la musica faceva stridere le orecchie, la gola si faceva secca, il tempo era bello, a parte la solita nebbia in Val Padana, Bolzano -2, Afragolese-Monopoli 0-1, ammonito Di Cloro e Acetato di Radicchio 37-12.....mmmhmmm......25, sì, la casa era quella. Entrò.
Buttò la pasta, ma si pentì subito di quel gesto, cosa avrebbe mangiato adesso? Zucchini? Prosciutto? Kiwi? O piuttosto sogliole fritte? Pagò in fretta, quasi si vergognasse, mettendo la bottiglia nella capiente tasca dei bermuda. Bel triangolo quello! Coi suoi lati sinuosi sdraiati al sole nell’immenso oceano Atlantico. Rimini è un po’ diversa, meno acqua forse, ma più gente. York non si era mai posto problemi di quel genere, per cui chiese consiglio al cinese. Ma neanche la più antica civiltà del mondo riuscì a scoprire quanti rubinetti ci volevano per riempire una vasca in ceramica che contenesse 237 litri di acqua all’ora in un’aiuola di 2 decametri quadrati con delle file di 8 gerani alternati ad un giardiniere filippino biondo. Quanto ha speso la mamma se le hanno dato 530,2 lire di resto? A che velocità andava la vettura B? Come stanno i Suoi? Non c’è male grazie. Beh, si è fatto tardi, devo andare. ArriverLa. ’derci.
Il mistero si stava infittendo, troppi particolari gli sfuggivano. Cercò di fare mente locale, ma come sempre il treno delle 0.2 era in ritardo. Scese dopo il viale c’è una piazza poi gira a destra dopo la seconda traversa saranno tre o quattro fermate. Come prima, o forse più di prima, se ciò non fosse banale, del pinguino nessuna traccia. Corse lungo il molo per circa quattrocento metri, l’acqua ormai gli arrivava alle ascelle e il suo incedere si era fatto più lento quasi dubbioso. D’un tratto tornò indietro, salì con l’ascensore fino all’attico, aprì la porta che dava sulla terrazza, si buttò a terra di fianco esplodendo contemporaneamente due colpi in rapida successione. Lo vide accasciarsi a terra lentamente, quasi sgonfiarsi, con quell’espressione ambigua e stupefatta che hanno gli eliopodi quando non sanno quello che fanno. Non si era sbagliato neanche stavolta, il traffico internazionale di pinne da sub faceva capo a quella specie di insalata russa che giaceva ai suoi piedi, e che fino a pochi attimi prima bridiolava ordini via radio. Scese in strada con aria tranquilla e rilassata, poteva tornare a casa, al resto avrebbe pensato il tenente Culliman, del 67° Ristretto di Polizia di N.Y.

*Firenze, dicembre 1984

mercoledì 21 marzo 2007

altro commento

http://calablog.splinder.com/post/11426714#comment-30882705

York il decappottabile

Mentre su Forlì calavano le prime ombre della sera, e a Cattolica era ancora notte, York passeggiava ansiosamente lungo il lungomare alla ricerca del tempo perduto. Sapeva bene che difficilmente lo avrebbe ritrovato là, nelle umide giornate di febbraio quando la luna fa chiocchiò e non c’è rosa senza spine, ma non per questo avrebbe rinunciato a leggere. Il cinese una volta ci aveva provato con un soufflé ma alto si levò un coro di proteste e gli stessi Afhaghistani* trovarono l’idea sconveniente.
Ormai era luglio e si era fatto tardi, le sei e quarantadue passate, il giovedì una cosa simile non è tollerabile neanche per un minollo delle Filipine. Il lattaio lo sapeva, era stato lui del resto l’esecutore materiale, se ne rendeva conto benissimo, ma York non aveva nessun diritto di trattarlo così solo perchè era brasiliano. Zia Marta lo aveva avvertito fin da piccolo di non dare ascolto a certa gente, "Meglio un gatto oggi che un frigorifero domani", diceva sempre, ma lui non riusciva a leggere fra le righe e pensò solo che trovare un idraulico a ferragosto è una cosa impensabile in un paese civilizzato.
York era là impassibile come un orologio svizzero quando è rotto, che lo guardi e non favella. Il silenzio gli penetrava fino alle costole giù per l’esofago come un tremito della mattina quando il gallo canta. Quando canta il gallo? Non lo so, probabilmente quando ne ha voglia o forse quando è sotto la doccia. Nulla faceva presagire quello che sarebbe successo di lì a poco e infatti non successe proprio niente. Il negro morì dopo tre giorni di agonia, senza lasciare neanche il testamento, il macellaio era quello che sapeva di più, ma negò fino all’ultimo respiro. York, non avendo ritrovato la bicicletta, tornò a casa a piedi che era ormai notte. Sua zia stava in pensiero e certo sarebbe successo qualcosa di peggio se il finlandese non avesse interrotto la lite. Le prime luci dell’alba cominciarono ad illuminare la città in un fioco tremolio di terrore.

* Non è un errore, è una citazione colta da un brano degli Squallor!

martedì 20 marzo 2007

York l'incostruttibile*

Da molto tempo ormai la città non sentiva più parlare di lui, anche i suoi ammiratori, e non erano poi così tanti, cominciavano a pensare che fosse scomparso. Il sangue aveva ricominciato a scorrere, privo di quel freno che solo lui era riuscito ad imporre ad una civiltà rassegnata ad avere un corso incerto, priva come era di un destino sicuro. Anche il cinese aveva ricominciato i suoi traffici di criceti albanesi creando dal nulla una potentissima multinazionale che sfruttava i roditori nelle miniere di sale a Gubbio. Forse fu proprio questo che fece scattare la molla nella coscienza di York, non poteva sopportare un simile sopruso ai danni di quei poveri animali! Decise di agire subito, quella sera stessa, anche se era giovedì. Attese pazientemente 15 ore davanti al locale che il cinese amava frequentare, forse perché ne era il proprietario, forse perché vi si esibiva la nota spogliarellista Frou Frou de la Mayalle, una bruna caliente di origine genovese. Alle 7.50 della mattina seguente decise che il cinese non sarebbe arrivato e, dopo essersi fermato in un bar per comprare un francobollo, rientrò a casa. Il francobollo era falso, lo avrebbe visto anche un bambino muto, ma non aveva voglia di discutere con un barista a quell’ora della mattina, era troppo stanco, un giorno, forse, gliela avrebbe fatta pagare.

*Anche di questo titolo, non mi chidete spiegazioni, ero giovane...

lunedì 19 marzo 2007

York e la vedova nera*

Era una notte buia e tempestosa, le stelle cadevano a decine, forse per incuria, forse per distrazione. York vagava solingo e ramingo cercando l’assassino, ma di maggiordomi a giro non se ne vedevano. Da nove ore stava camminando lungo i docks del porto di Lambrate, dove neanche le jene hanno il coraggio di ridere. Il negro lo fissava intensamente con il corpo e con la mente, ma lui restava incorreggibile nella sua freddezza, non una parola, non un gesto. Avesse almeno avuto con sé il suo fedele Armaduk, con cui riusciva a parlare per ore senza essere mai interrotto. Che cane che era! Il gelato si era ormai sciolto per il troppo calore umano di una donna non più giovane, ma che si vedeva fin troppo bene che da giovane doveva essere stata brutta, e con l’alito pesante. Una jena provò timidamente a ridere fra sé e sé, ma senza rendersi conto di ciò che stava facendo. Tutto successe così all’improvviso che neanche York se ne rese conto: si ritrovò disteso sotto la biondazza che ormai non c’era più niente da fare se non subire passivamente. E subì! Le prime luci della notte stavano spegnendosi e York, più triste del solito, riprese il suo lento cammino per le strade di Forlì.

*Attenzione, rigorosamente VM18!, unico racconto a luci rosse di York.

giovedì 15 marzo 2007

commento a un blog

http://www.maxschiro.com/?p=153#comment-13116

martedì 13 marzo 2007

York l'incostituibile*

Era un tonno come tutti gli altri della sua razza, ma ormai non c’era più nulla da fare, così era e così sarebbe rimasto per tutta la sua vita, e forse anche per la mia. Mia zia invece non aveva mai giocato a bocce, e proprio per questo si iscrisse a un torneo di Lippa Thailandese. York era là anche lui, come sempre in quei momenti, in "quei" giorni, laggiù nel Far West, fra zebre e leoni, dove a cantare è sempre Baglioni. Priscilla non ne volle più sapere, ed anche ad usarle violenza non si sarebbe arrivati a niente di più, perché i cammellini di mare hanno le loro esigenze, e neanche un formichiere dello spazio può negargliele! Il lattaio all’angolo stava ormai chiudendo, il cinese guardò l’orologio e disse: "Son già l’otto! Mi son già lotto!". E se ne andò dove anche le lucertole lo fanno! Lei era già là, nuda come papà e mamma l’avevano fatta 78 mesi prima, senza una minima variazione all’ordine dei servizi, non un neo in più, non una sifilide in meno, tale e quale a suo cugino Ugo. Ugo era simpatico, peccato che morì dal ridere sotto un prisma a base quadrata di 9 cm. di Altezza, Sua Maestà! Il sole era già alto, gli uccelli vola volavolavola vanvolavola ovola a volavolavolavolavola lv tvol i volavo nelvola civolavo e vola lo vola b volavolavola l volavola ù volavolavola, volavolavola e York andò a letto perchè era stanco più che nell’estate del ’29! Che tempi quelli!

*Non venitemi a chiedere cosa vuol dire, non lo so.
ah, il testo è proprio scritto così, non è un difetto di visualizzazione del browser.

sabato 10 marzo 2007

La miglior cosa sarebbe scrivere gli avvenimenti giorno per giorno. Tenere un diario per vederci chiaro. Non lasciar sfuggire le sfumature, i piccoli fatti anche se non sembrano avere alcuna importanza, e soprattutto classificarli. Bisogna dire come io vedo questa tavola, la via, le persone, il mio pacchetto di tabacco, poiché è questo che è cambiato. Occorre determinare esattamente l'estensione e la natura di questo cambiamento.
Per esempio ecco un astuccio di cartone che contiene la mia bottiglia d'inchiostro. Bisognerebbe provare a dire come la vedevo prima e come adesso la…
Ebbene! È un parallelepipedo rettangolo che si distacca su - È idiota. Non c'è nulla da dirne. Ecco quel che si deve evitare, non bisogna mettere dello strano dove non c'è nulla. Credo sia questo il pericolo, quando si tiene un diario: si esagera tutto, si sta in agguato, si forza continuamente la verità. D'altra parte son certo che da un momento all'altro - sia a proposito di questo astuccio che di qualsiasi altro oggetto - io posso ritrovare l'impressione dell'altro ieri. Devo star sempre all'erta altrimenti essa mi scivolerà ancora di tra le dita. Non bisogna… ma notare accuratamente e con i maggiori particolari tutto ciò che succede.
(J.P.Sartre, La nausea)
vale anche per le persone? perché una scatola resta una scatola, cambia la percezione, non l'oggetto in sé. mentre nel rapporto con una persona cambia lei stessa oltre a come la recepiamo noi. panta rei, non si fugge... e sono proprio le sfumature il pericolo, l'oggettività è bianco o nero, non grigio.

giovedì 8 marzo 2007

York il mattiniero

Era un tonno come tutti gli altri, ma, si sa, i cammellini di mare hanno un carattere troppo suscettibile per poterli interessare a certe cose. Specialmente York. Era stato in Vietnam, è vero, ma con tutto ciò era molto difficile scusarlo. Già nel ’53 aveva avuto una discussione di questo tipo con un geometra di Gubbio: fu ricoverato con 47 giorgi di riposo per calli alle mani, mentre York non riportò che qualche lieve escoriazione. Comunque quella volta il cinese c’era, e non avrebbe potuto fallire. Gli uccelli volavano alti nel cielo terso di Ostia, il vento soffiava leggero. Un brivido gli corse su per la schiena, gli occhi cominciarono a bruciargli, le guance erano ormai rosso sangue. Si udì un colpo in lontananza, dei passi svelti che facevano cigolare il selciato. Dalla nebbia sbucò John, la faccia che grondava sangue, le mani strette ancora in una morsa d’acciaio. Era troppo anche per un negro, ma nessuno se ne rese conto subito. Il maggiordomo confessò due mesi più tardi, ma non servì a molto, il carcere gli aveva segnato anche la faccia oltre all’anima, non sarebbe più stato in grado di giocare a tennis come vent’anni prima.

martedì 6 marzo 2007

lunedì 5 marzo 2007

Trailer (XFiles)

Molda: Non è bello ciò che stai dicendo, Schelli....
Schelli: Lo so, ma neanche tu sei poi questo granché.
M: Non puoi farmene una colpa, anche Schinna ora crede, solo tu ti rifiuti di accettare la realtà!
Dogga: Agente Molda, non le sembra di essere troppo duro nei suoi confronti?
M: Ho sempre avuto poca autostima, è vero, ma questo non la autorizza a non accettare che l'Unione Sovietica sia stata un'invenzione del governo americano. Documenti lo provano! Non comprarono solo l'Alaska, ma tutto il territorio fino alla Polonia. Solo creandosi un antagonista avrebbero potuto organizzare un mercato globale delle sorpresine Kinder senza dare nell'occhio. Poi, essendo ridicola una nazione senza abitanti, ordinarono ai giapponesi la razza dei supersoldati: bassi costi di gestione, garanzia illimitata e un sacco di punti fragola!
Reie: È vero Gion, l'hai visto coi tuo occhi!
S: Beh, non mi sembra il caso di generalizzare...
R: No, Schelli, non difenderlo... è ora che faccia i conti con la sua omosessualità!
S: ...Ma... ma Molda non è omosessuale! Uigliam è anche suo... o almeno credo... era così buio su quel treno....
D: Basta! Basta!!! Cerchiamo di essere razionali, per una volta, o questo pazzo ci farà credere che Schinna è il Grande Puffo.... sì, eh...? ....ma perché a me le circolari arrivano sempre con settimane di ritardo...?

Probabilmente 31.07.2002

venerdì 2 marzo 2007

York l'indivisibile

Era un formaggio come tutti gli altri e proprio per questo, forse, aveva attirato subito la sua attenzione. Se ne stava lì immoto, senza una morale ben precisa, senza un corrispettivo che potesse far pensare a quello che sarebbe successo di lì a poco. York era là, come sempre quando sta per succedere qualcosa di brutto. Priscilla stava suonando il mandolino a 19 corde elettrificate, in un angolo, come per gioco. I minolli erano assorti in un silenzio di tromba che pareva maggio. Ah, maggio, il bel maggio. Quanto è bello maggio quando è maggio. Aprile, no. Giorgio non si alzò quella mattina, ma neanche York ebbe mai il coraggio di rinfacciarglielo, neanche nel ’47, durante la Grande Colluttazione. Che tempi erano quelli. Tutto finì lì come era cominciato, senza che nessuno si fosse accorto di niente.

giovedì 1 marzo 2007

bei tempi quando scaldavo i banchi del liceo...

Il ritorno di York

Capitolo primo
Come tutte le altre mattine, York aveva dei seri problemi di forfora. Zio Fred lo aveva avvertito fin dal primo momento: non ti fidare delle vacche magre! E aveva ragione! Anni addietro infatti, a un altro formichiere dello spazio era successa una cosa tremenda: il cinese era lì, immobile nella sua bellezza, scrutando lontano all’orizzonte. A pochi metri le celesti praterie del cielo lo separavano da un sogno ambiguo, quasi come un film. Ad ovest niente di nuovo, si sa, ma anche i muri hanno orecchie. Tutto successe in un attimo, il tempo di una prosciutto e funghi.

Capitolo secondo
Il sole non sarebbe più stato quello di una volta, e John lo sapeva, era colpa sua e di Mary. Mary, ah Mary! Con quelle sue ascelle ben slanciate verso l’infinito... Ora solo lui poteva sapere che i netturbini di Ostia sono biondi, ma preferì tacere, pensando che il mondo non fosse pronto? Chi parla? No, è uscito. Sì, è tanto che è fuori, e non tornerà più senza il tuo aiuto. Tutto è stato inutile, a cominciare dal mandolino, che in questi casi è di sicuro effetto. Neanche un cervo lo avrebbe più risvegliato: del resto, se i carmelitani non fossero scalzi, chi lavorerebbe nei mobilifici di Cantù?

Capitolo terzo
Erano ormai 54 anni che York non vedeva sua figlia, l’aveva lasciata che entrava nel liceo, poi i fatti contingenti non li avevano più riuniti. Il filippino sapeva dunque dei cammellini di mare? O era solo una mossa astuta della Cia, il farlo credere? John non stava più nella pelle, ormai era primavera e tutti i serpenti la cambiano. Il Whisky era là, sulla tavola, in mezzo alla stanza, nessuno che avesse il coraggio di avvicinarlo. Certo rischiare un morso di certe bestie non fa piacere a nessuno, ma il tempo stringeva, e faceva un male della madonna. La dolce Mary fece come per dire qualcosa, ma tacque, muta anch’essa nel silenzioso sferragliare della metropolitana. Chi avrebbe colto i funghi quella sera? Ancora una volta la latteria aveva chiuso in anticipo e York sarebbe dovuto tornare a Forlì a piedi: ma, poteva un uomo nel suo stato giocare a scopa col morto? Sì, certo, l’unica speranza per il mondo era il suo cappello, ma questo cosa voleva dire, in fondo anche lui era solo una tinca e non gli si potevano addossare certe colpe. Intanto gli uccelli migravano ad ovest e i lama rumoreggiavano. È dunque questo il significato della vita? Siamo solo noi coscienti di ciò? Solo York poteva dirlo, ma tacque.