giovedì 22 marzo 2007

York e il diploide nano*

Era un giovedì di domenica, York stava ancora dormendo. Da una settimana non chiudeva occhio, era riuscito a sgominare la banda del "Camillino Giallo", che da mesi terrorizzava la metropolitana di Olbia. D’altra parte laggiù nel West End anche i lampadari hanno orecchie e poteva essere pericoloso parlare nel sonno. Si alzò quindi come se nulla fosse, proprio mentre il latte stava per finire.
Stava camminando da due ore, il cielo si era fatto rosa, volgeva al tramonto, del pinguino nessuna traccia. Certo, nessuno può negare che le albicocche siano commestibili, ma... cosa centra tutto questo con il Rock’n’Roll? Niente, è solo un’impressione, forse falsa modestia, o magari miopia, resta il fatto che l’indiano ne era più che sicuro: qualcuno era volato nel nido del cuculo! John provò ad interrogare il portiere e l’ortolano, doveva essere uno di loro l’assassino, chi altro poteva aver lasciato quelle tracce di frappé di asparagi sul lavandino? Gli indizi erano pochi, i passi si facevano più vicini, il cuore batteva sempre più forte, la musica faceva stridere le orecchie, la gola si faceva secca, il tempo era bello, a parte la solita nebbia in Val Padana, Bolzano -2, Afragolese-Monopoli 0-1, ammonito Di Cloro e Acetato di Radicchio 37-12.....mmmhmmm......25, sì, la casa era quella. Entrò.
Buttò la pasta, ma si pentì subito di quel gesto, cosa avrebbe mangiato adesso? Zucchini? Prosciutto? Kiwi? O piuttosto sogliole fritte? Pagò in fretta, quasi si vergognasse, mettendo la bottiglia nella capiente tasca dei bermuda. Bel triangolo quello! Coi suoi lati sinuosi sdraiati al sole nell’immenso oceano Atlantico. Rimini è un po’ diversa, meno acqua forse, ma più gente. York non si era mai posto problemi di quel genere, per cui chiese consiglio al cinese. Ma neanche la più antica civiltà del mondo riuscì a scoprire quanti rubinetti ci volevano per riempire una vasca in ceramica che contenesse 237 litri di acqua all’ora in un’aiuola di 2 decametri quadrati con delle file di 8 gerani alternati ad un giardiniere filippino biondo. Quanto ha speso la mamma se le hanno dato 530,2 lire di resto? A che velocità andava la vettura B? Come stanno i Suoi? Non c’è male grazie. Beh, si è fatto tardi, devo andare. ArriverLa. ’derci.
Il mistero si stava infittendo, troppi particolari gli sfuggivano. Cercò di fare mente locale, ma come sempre il treno delle 0.2 era in ritardo. Scese dopo il viale c’è una piazza poi gira a destra dopo la seconda traversa saranno tre o quattro fermate. Come prima, o forse più di prima, se ciò non fosse banale, del pinguino nessuna traccia. Corse lungo il molo per circa quattrocento metri, l’acqua ormai gli arrivava alle ascelle e il suo incedere si era fatto più lento quasi dubbioso. D’un tratto tornò indietro, salì con l’ascensore fino all’attico, aprì la porta che dava sulla terrazza, si buttò a terra di fianco esplodendo contemporaneamente due colpi in rapida successione. Lo vide accasciarsi a terra lentamente, quasi sgonfiarsi, con quell’espressione ambigua e stupefatta che hanno gli eliopodi quando non sanno quello che fanno. Non si era sbagliato neanche stavolta, il traffico internazionale di pinne da sub faceva capo a quella specie di insalata russa che giaceva ai suoi piedi, e che fino a pochi attimi prima bridiolava ordini via radio. Scese in strada con aria tranquilla e rilassata, poteva tornare a casa, al resto avrebbe pensato il tenente Culliman, del 67° Ristretto di Polizia di N.Y.

*Firenze, dicembre 1984

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