mercoledì 21 marzo 2007

York il decappottabile

Mentre su Forlì calavano le prime ombre della sera, e a Cattolica era ancora notte, York passeggiava ansiosamente lungo il lungomare alla ricerca del tempo perduto. Sapeva bene che difficilmente lo avrebbe ritrovato là, nelle umide giornate di febbraio quando la luna fa chiocchiò e non c’è rosa senza spine, ma non per questo avrebbe rinunciato a leggere. Il cinese una volta ci aveva provato con un soufflé ma alto si levò un coro di proteste e gli stessi Afhaghistani* trovarono l’idea sconveniente.
Ormai era luglio e si era fatto tardi, le sei e quarantadue passate, il giovedì una cosa simile non è tollerabile neanche per un minollo delle Filipine. Il lattaio lo sapeva, era stato lui del resto l’esecutore materiale, se ne rendeva conto benissimo, ma York non aveva nessun diritto di trattarlo così solo perchè era brasiliano. Zia Marta lo aveva avvertito fin da piccolo di non dare ascolto a certa gente, "Meglio un gatto oggi che un frigorifero domani", diceva sempre, ma lui non riusciva a leggere fra le righe e pensò solo che trovare un idraulico a ferragosto è una cosa impensabile in un paese civilizzato.
York era là impassibile come un orologio svizzero quando è rotto, che lo guardi e non favella. Il silenzio gli penetrava fino alle costole giù per l’esofago come un tremito della mattina quando il gallo canta. Quando canta il gallo? Non lo so, probabilmente quando ne ha voglia o forse quando è sotto la doccia. Nulla faceva presagire quello che sarebbe successo di lì a poco e infatti non successe proprio niente. Il negro morì dopo tre giorni di agonia, senza lasciare neanche il testamento, il macellaio era quello che sapeva di più, ma negò fino all’ultimo respiro. York, non avendo ritrovato la bicicletta, tornò a casa a piedi che era ormai notte. Sua zia stava in pensiero e certo sarebbe successo qualcosa di peggio se il finlandese non avesse interrotto la lite. Le prime luci dell’alba cominciarono ad illuminare la città in un fioco tremolio di terrore.

* Non è un errore, è una citazione colta da un brano degli Squallor!

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