martedì 27 febbraio 2007

(York Stories 2)*

Era un mattino di sole, l’aria era limpida e tersa e gli uccelli volavano alti nel cielo, le nuvole si rincorrevano veloci, i fulmini illuminavano la prateria a giorno. All’angolo della 5a strada John stava aspettando da più di un’ora. Forse sarebbe dovuto rimanere lì tutta la sera, ma non si preoccupava, era un negro!** Il cinese arrivò alle 5. Era molto stanco, non aveva camminato più così tanto dalla grande apodosi del ’51. Forse ciò che stava facendo era inutile, ma ormai doveva arrivare in fondo. Entrò nel contrabbando dei criceti tirolesi a 37 anni, dopo una triste epserienza in un’agenzia di viaggi. Non pensava certo di soffrire così, dover vivere in un mondo che non era il suo, figlio di una gelataia e di un geometra del catasto che non aveva mai conosciuto. Era troppo anche per un australiano, e così scappò di casa a 3 anni con una zia. Poi, sedici anni in Norvegia, otto in Argentina, nove in Egitto e ora qui, a Foggia, unico abitante di Chinatown, in via Antonio La Trippa.
Il suo autista si era fermato all’angolo fra la 6a e la 37a, nel 12o livello, pagina 15. La macchina blù era posteggiata lungo il marciapiede di fronte, il pinguino 7 metri più avanti, come stabilito. Cominciò a sudare, sapeva che non poteva sbagliare, la vita di molte tartarughe dipendeva da lui. Aprì la portiera, scattò in avanti. Poi uno sparo, la gente che accorreva a grappoli, il pinguino riverso sul marciapiede in una pozza di sangue, il negro era ormai scomparso. Quelli che erano accorsi cominciarono a gridare: “Prendetelo, è stato lui, l’ho visto io!”, “Eccolo, l’ho comprato io!”, “Dalli!”, “Ugooo!”. Una madre tirò un ceffone al figlio. Gli uccelli smisero di volare. Le nuvole si fermarono. Tutt’intorno fu il buio. Il silenzio. La fine.

* Senza titolo, scritto su un foglio datato 22.12.82. Anche qui York sembra non apparire…
** Vale la spiegazione del primo racconto, all'epoca si diceva ancora così.

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