Come previsto da Necario, l'uscita dalla valle non presentò problemi e con un'ulteriore mezza giornata di viaggio arrivarono al castello del duca, che ancora non aveva fatto ritorno ai suoi possedimenti, avendo dovuto scegliere la via più lunga e sicura avendo con sé il suo seguito.
Randolfo Pannunzio di Vallelupina, segretario di Ruperto, li accolse con circospezione nel cortile interno, ben conoscendo la fama di empietà che precedeva il capitano ovunque andasse.
«Ser Necario, siate il benvenuto, Voi, la dama che Vi accompagna e i Vostri uomini».
«Io non accompagno nessuno! Questo verme…».
«Zitta! - sibilò Necario senza voltarsi verso di lei - Vogliate scusarla, messere, Ella è affaticata per il lungo viaggio. Vi presento la contessina Violet, promessa sposa del duca Ruperto…».
«Oh, ma certo, ne ho sentito parlare, dunque il campione del duca ha vinto il torneo!».
«Ma certamente, perché altrimenti l'avremmo scortata fin qua…?».
«Spudorato mentitore! Ditelo che mi avete rapita! Dite che Thönet ha battuto Lotario…».
«Credo di doverVi pregare di farla accompagnare al più presto in un alloggio, dovete sapere che per arrivare qui abbiamo attraversato le montagne e la poveretta deve aver bevuto dell'acqua contaminata o forse è caduta vittima di un qualche sortilegio e da qualche giorno, ahimè, proferisce parole senza senso…».
«Ma certo, Vi prego, venite, lasciate pure i cavalli e la Vostra roba e seguitemi, poi mi racconterete come mai avete affrontato i pericoli delle montagne maledette e come mai il duca non sia con Voi.».
Seguiti dagli sguardi di servi e cameriere, il piccolo corteo salì per lo scalone che conduceva alla sala principale e ai vari alloggiamenti. In cima a questo, un giovane con uno strano vestito a toppe multicolori, con un occhio castano e uno verde, stava lanciando cinque mele in aria facendole vorticare velocemente.
Al loro passaggio prese a cantare:
«Se tu un colpo vuoi di mano,
devi andar dal capitano,
se ti serve un disonesto,
un furfante che sia lesto,
guarda fuor dall'arengario,
fra le guardie c'è…
…I miei omaggi ser Necario… qual buon vento…?».
«Nespolino! Inchinati subito al capitano e alla contessina Violet e non ti azzardare più a cantare quelle robe da taverna o ti faccio frustare» lo redarguì Randolfo.
«Come volete, messere, per quanto pensavo che non mi sarei mai abbassato sotto il livello di un verme…».
«Adesso basta! Non offenderai oltre il nostro ospite, passerai la giornata in cella!».
Detto ciò proseguì nel salone e quindi verso le camere.
L'arrivo al castello del gruppetto era stato seguito da una collina di fronte da Doppeldrim, Berlucco e Milady, i quali, con la scorta di cavalli e quelli di Thönet e Leopoldo, avevano recuperato il distacco e si erano appostati per studiare la situazione. Il cavaliere decise, nonostante le perplessità degli altri due, che scesa la notte avrebbe cercato di penetrare nel castello per farsi un'idea più chiara della situazione ed eventualmente cercare di liberare Violet.
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