«Non vedo altra scelta, il duca dovrà ascoltarmi e liberare Violet…» disse Thönet.
«Mi sembra una follia! Come pensate che voglia darvi ascolto se ha imprigionato un vostro uomo e lo ha esposto in modo così brutale?».
«È anche per lui che devo andare, l'unico modo per farlo togliere di là è che io mi presenti al castello. Vorreste forse assediarlo in due?».
«No certamente, ma immagino che il conte abbia mobilitato degli uomini dopo la vostra partenza, per non dire del padre di Milady che ha potenti armate ai suoi ordini.».
«Certamente, passeranno ancora giorni prima che possano giungere fin qui. Per quanto rapidi possano essere stati i preparativi, al momento potrebbero arrivare solo delle staffette di esploratori. Voi comunque potrete rimanere qui, non vi obbligo certo a seguirmi.».
«Come potrei lasciarvi andare da solo? Senza contare che infrangerei il mio giuramento di Custode. E poi là dentro c'è anche Clarette… volevo dire Milady e potrebbe essere in pericolo…».
«Siete dunque la sua guardia del corpo? O avete vincoli del genere con la sua famiglia?».
«Del suo corpo? No, magari… cioè, avendola salvata nel bosco ora sono responsabile del suo corp… della sua persona e non posso certo abbandonarla nelle mani di quel lurido essere.».
«Mi par di capire che non siete rimasto insensibile al fascino di Clarette… Lo comprendo, è una bellissima donna. Sono cresciuto insieme a lei e so bene quanto valga. Purtroppo il mio casato non è all'altezza delle aspettative dei suoi genitori e da molti anni ho dovuto chiudere il mio cuore e lasciarlo inaridire. Se non fosse arrivata Violet a restituirmi la gioia di vivere avrei continuato a vagare di castello in castello, cercando di nascondermi a me stesso. Ma incrociare il suo sguardo è stato come veder zampillare una sorgente da una roccia, il deserto nella mia anima cominciò ad irrigarsi del suo sorriso, mentre la sua voce seminava speranza e il suo profumo svegliava i miei sensi come la primavera ridesta la natura. Il pensiero di lei rendeva le giornate più lievi e qualsiasi lavoro, anche il più umile aveva un senso più alto. Benché non sapessi di essere diventato marchese e fosse follia quindi pensare ad un futuro con lei, anche solo sellarle il cavallo era una gioia che superava ogni sogno. E mentre provavo il sapore delle sue labbra la mia mente si perse come se… Ma… Leopoldo? Che fate, dormite, dunque? Ma dobbiamo entrare al castello! E poi ancora non vi ho detto che se non avete intenzioni più che serie nei confronti di Clarette rimpiangerete di non essere morto sulle montagne… Insomma svegliatevi, per Onan!».
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