mercoledì 17 luglio 2013

Favola (Mille e una notte Style) 13

Casse di tutte le dimensioni, grandi ceste impilate, alcune con pezzi di armature di varie fogge e metalli, forzieri, assi di legno di varie lunghezze, strani strumenti chiazzati di ruggine e chissà cosa d'altro. Ruote di carro erano appoggiate a una vecchia portantina col tetto sfondato, alcune anfore d'olio probabilmente dimenticato, una gabbia appesa a un gancio con le sbarre troppo robuste per qualsiasi uccello le provocò un brivido lungo la schiena. Un paio di volte dovette scavalcare quello che le sbarrava la strada per poter continuare il cammino in quel labirinto di oggetti che la faceva pensare alla camera di un pazzo. Infine giunse all'ultima porta, con la sua nicchia da decodificare.
Sul lato destro un leone si fece rampante sulla figura centrale, resa irriconoscibile perché la pietra si era stranamente spaccata e corrosa qua e là. Una volta premuta rimase immobile. Seth rimase di sasso. Non ricordava la spiegazione del bibliotecario e il fatto che fosse rotta poteva significare che anche il meccanismo non funzionava più. Tremando spinse verso il basso la terza figura, un granchio, che si scambiò di posto con quella centrale, posizionandosi di fronte al leone. L'ultima porta si era aperta.
Rimase in ascolto, davanti a lei l'anticamera vista sulla mappa si affacciava sulla sala in fondo al lato destro. Avanzò fino all'angolo e nuovamente attese con le orecchie spalancate. Un flebile mormorio indistinto la raggiunse. Sporse la testa. Pauli era incatenato al lato corto della stanza, inginocchiato a terra, la testa riversa sul petto, stava delirando. Un passo e i suoi occhi si riempirono di orrore.
Catene di varie lunghezze scendevano come infernali serpenti lungo i muri, alcune sembravano colare dal soffitto, affiancate da gabbie come quella vista nel magazzino. Lance, tenaglie, arpioni, ganci e altri strumenti che mai avrebbe voluto vedere erano ordinati su un grande tavolo e appoggiati al braciere che dava luce all'ambiente. Su una parete una panoplia raccoglieva una fantasiosa collezione di fruste e scudisci. In un lato un tavolo coperto da un'asse chiodata, con un rullo anch'esso irto di spunzoni sollevato di circa mezzo metro. Poco oltre una ruota con un timone per farlo girare, aveva alla base e nella parte alta delle brevi catene che terminavano con anelli aperti.
Aveva visto abbastanza. Corse verso Pauli che non si era avveduto della sua presenza e una volta che gli fu vicino sentì che stava ripetendo il suo nome «Seth… Seth… mia dolce Seth…». Gli prese la testa fra le mani e incollò le labbra alle sue. Mai aveva fatto qualcosa del genere, per quanto le piacesse aveva sempre atteso che fosse l'uomo a iniziare, ma la paura che fosse morto aveva preso il sopravvento. Quasi lo soffocò, gli coprì il volto di baci, poi nuovamente si impadronì della sua bocca con la lingua in avida esplorazione. Una volta sazia si staccò per studiare le condizioni del giovane. Pauli finalmente la vide in tutta la sua bellezza, pronunciò un'ultima volta il suo nome e svenne.
Con baci e carezze lo fece rinvenire, gli chiese come si sentisse e cercò, per fortuna invano, segni di violenza sul suo corpo. Pauli volle sapere come fosse arrivata lì, le disse di scappare, che non doveva rischiare la vita per lui. I due si raccontarono ognuno la parte che li riguardava della storia e unendo i pezzi ricostruirono l'accaduto. Poi Seth si rialzò per vedere come fossero chiusi gli anelli che lo incatenavano ai polsi e così facendo le perle che le coprivano il pube si vennero a trovare a pochi centimetri dal volto dl giovane. Come la fiera sente l'odore dell'antilope che si avvicina all'abbeverata o i cani seguono le tracce della volpe nel bosco, così il naso di Pauli fu avvolto dal profumo della pelle di Seth, mescolato a leggere tracce di sudore, ai delicati profumi degli oli con i quali si cospargeva il corpo e soprattutto il pungente odore della sua eccitazione.
Svenne nuovamente, dimostrando con una parte del suo corpo di aver assaporato l'ultimo respiro finché era stato cosciente.
La ragazza ancora non aveva trovato il modo di liberarlo quando sentì provenire dei rumori dall'esterno, lasciò Pauli come l'aveva trovato (anche se dall'espressione sembrava decisamente più contento) e corse a nascondersi nel magazzino.

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