venerdì 12 luglio 2013

Favola (Mille e una notte Style) 8

«Presto, portiamolo via! Non possiamo ucciderlo qui.»
«E poi non ci potremmo divertire… il Capo sarà comunque contento di noi.»
«Andiamo, dalla torre sud non avrà modo di uscire.»
Seth afferrò solo le ultime parole, aveva sentito il rumore ed era tornata bruscamente alla realtà, senza però riuscire a capire cosa stesse succedendo. Crollò quindi in un sonno profondo, stanca delle tante emozioni della giornata.
Dopo poche ore di sonno la mattina si presentò piena di dubbi: dov'era Pauli? E perché si sentiva così preoccupata per lui? Era forse colpa del sogno? Se ne ricordava solo una parte, girava affannosamente per il palazzo alla sua ricerca, sentiva delle grida ma non riusciva a capire da dove provenissero, le guardie che incrociava le ridevano beffardamente in faccia. Alla fine di un corridoio stretto e buio aveva trovato una porta di ferro chiusa e senza sapere perché aveva cominciato a tempestarla di pugni ferendosi le mani. Dall'interno udì un ghigno e una voce conosciuta che diceva «Mia, sarai solo mia, te ne dovrai convincere in un modo o nell'altro! Ahahahahahah…». Rabbrividì, non poteva essere, la sua mente aveva inventato tutto. Del resto conosceva Pauli così poco, non si vedevano da anni e lei aveva la sua vita. E sì, le aveva fatto piacere rivederlo, parlargli e si era lasciata un po' andare… e rimasta sola aveva dovuto placare il fuoco della sua intimità pensando a lui… e sapeva di essere preoccupata per la sua scomparsa… molto preoccupata… stranamente… ma forse si sentiva così per aver dormito troppo poco. Sì, sicuramente… o almeno, forse… ci avrebbe riflettuto più tardi ora doveva correre… cioè, andare dal Visir per sapere se ci fossero delle novità del su… di Pauli…
Trovò tutti riuniti nella sala delle udienze, il Visir le baciò la mano come ogni mattina e la ragguagliò sui risultati delle ricerche. Il capitano delle guardie, che come sempre non perdeva l'occasione di lanciarle sguardi lascivi che la mettevano in subbuglio, stava dicendo che il giovane aiuto del mercante era sicuramente scappato dal palazzo dopo aver rubato un piccolo scrigno di antichi gioielli di famiglia del Visir e portava a testimone uno degli schiavi addetti alle cucine. L'uomo in questione era un vecchio malconcio accasciato ai loro piedi, l'impressione era che fosse stato brutalmente percosso, non alzava mai lo sguardo e sembrava ritrarsi terrorizzato all'udire la voce del capitano.
«Se Vostra Grazia mi concede l'onore, lo riporterò a palazzo in giornata, vivo o… morto… e recupererò i gioielli, sempre che non li abbia venduti a qualche mercante di passaggio per disfarsene. Ahahahahah…».
Il Visir, scuro in volto, diede ordine che cercasse il fuggitivo ma che lo riportasse vivo. Il capitano, chinò il capo e si voltò per andarsene, un lampo negli occhi rivolto alla Principessa. Un lampo simile percorse la mente (e il cuore) della giovane «Scusate, Capitano, cosa c'è nella torre sud?».
La domanda parve gelare sul posto l'uomo che si girò per rispondere con qualche secondo di ritardo «La sala delle torture, mia Signora, ma non viene utilizzata da anni. Se non avete altro vorrei cominciare l'inseguimento.» Un attimo dopo era sparito.

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