giovedì 12 marzo 2009

…con una lunga veste blu, su un nero destriero, al trotto veloce in un bosco… 10

Nel salone intanto dopo baci e abbracci fra i due genitori, ambedue erano spariti seguiti da un corteo di servi e cameriere per organizzare tutto l'apparato necessario per gestire la faccenda: ricevimento delle proposte, feste, contrattazioni fra sensali, nonché un bel torneo finale.
Violet si trovò quindi da sola e con ancora il dubbio su cosa le avesse chiesto suo padre. Non essendoci altri a cui domandare decise di scendere alle stalle e fare una cavalcata al chiaro di luna intorno al castello.
Là trovò il giovane addetto ai cavalli, Thönet de Floràns, arrivato un paio di anni prima in seguito a vicende mai chiarite con certezza. Egli, tutte le volte che la vedeva apparire abbassava prontamente lo sguardo. Non era però il gesto tipico dei contadini e dei villani, aveva comunque un qualcosa di fiero e anche il modo in cui parlava tradiva un'origine diversa da quella della sua attuale condizione. Thönet però, quale che fosse la sua storia, non poteva incontrare gli occhi di Violet, vuoi perché stalliere, vuoi perché invariabilmente cadeva in uno stato catatonico, lo sguardo perso e la bocca semiaperta. Oltre a sembrare deficiente, non riusciva nemmeno più a muoversi e ad eseguire gli ordini della giovane e andava sempre a finire che doveva sellarsi lei stessa il cavallo. Anche in questo caso le cose non furono diverse. Se non che, mentre sistemava le briglie, lei buttò lì una domanda, quasi parlasse a sé stessa: «Sai nulla tu di cosa possono averci a che fare i colori dei cuccioli a primavera con le mani dei cavalieri?»
Ora, provate a immaginarvi la scena: già bastava la sua apparizione per inebetirlo, la domanda di per sé non aveva alcun senso, e probabilmente Violet per la prima volta gli rivolgeva la parola direttamente senza parlare di fieno o finimenti e selle.
A volte però succedono cose che non ci si aspetterebbero. Thönet infatti si riscosse d'un tratto e uscì dal sogno in cui era piombato cercando di dare una risposta logica a quanto di insensato gli era stato richiesto.

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