martedì 31 marzo 2009

…con una lunga veste blu, su un nero destriero, al trotto veloce in un bosco… 29

Un'altra notte era calata sui due giovani, finché il cavallo di Violet, ormai stremato, uscito da un bosco fece ancora poche decine di metri inoltrandosi in un campo di girasoli. Quindi si piegò sulle zampe anteriori accasciandosi al suolo coperto da uno strato di schiuma. Violet fu proiettata poco più avanti e giaceva a faccia in giù, il volo attutito dagli alti fiori. Così la trovò poco dopo Thönet.
«Violet, amata mia…», disceso le si inginocchiò al fianco, sollevandole dolcemente la testa. Vedendole alzarsi il petto si rassicurò e prese quindi a carezzarle il volto dicendole parole d'amore. La giovane finalmente aprì gli occhi, lo sguardo tornato normale e avendo afferrato alcune frasi sospinse la testa di Thönet verso la sua e lo baciò.

È doveroso tacere cosa successe in seguito. La luna stessa a momenti evitava di guardare nascondendosi momentaneamente dietro a una nuvola. In una notte la cerbiatta all'abbeverata, il giunco che si flette, il falco che ruota e tante altre metafore della cuoca ebbero finalmente un senso.

I due sembravano non risentire affatto della cavalcata e della mancanza di cibo e di acqua, si abbeveravano anzi l'un con l'altra fino a giacere stremati in un tenero abbraccio sul far dell'alba.

«Bene bene, contessina, credo che dovrete abituarvi presto a un nuovo genere di vita… spero per Voi che la vita monastica rientrasse nelle vostre aspirazioni… Tu invece, non hai più nulla di cui preoccuparti! ahahah!!!».

Il capitano delle guardie del castello, Necario de Guijot detto il Laido, li aveva sorpresi in una situazione che non aveva bisogno di spiegazioni né giustificazioni. Purtroppo per loro si era sempre visto respingere da Violet e adesso godeva nel vedere distrutto il futuro della fanciulla, trovando anche modo di sfogare la sua ira per non aver potuto cogliere quel fiore infierendo sul povero Thönet.

«Prendeteli! È non usategli molti riguardi, soprattutto a quel cane!».

«Voi non potete! Posso spiegare tutto! Io sono…». Thönet non poté finire la frase perché l'elsa di una spada si abbatté sulla sua testa.

Violet fu fatta rivestire alla meno peggio e fatta salire sul cavallo di Necario davanti a lui, che non mancò di farle sentire il suo alito e la sua lingua sul collo per tutto il ritorno. Thönet fu legato di traverso a un cavallo completamente nudo.

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