Avvisata da una cameriera che i suoi genitori l'attendevano nel salone dei ricevimenti, Violet s'incamminò per i corridoi. «Thönet… cosa c'entra Thönet… per il gaudente Orifix! che mi sarà venuto in mente di nominarlo davanti a Kemal e alla cuoca? Thönet…».
«Thönet? Come dite, mia Signora?»
«Niente niente… A proposito, dov'è…?»
«…Chi…?»
«Ma Thöet! NOOO! Volevo dire appena vedi la cuoca dille di venire da me che devo chiederle una certa cosa…».
“Comunque Thönet lo stiamo cercando da tutta la mattina, mia Signora, sembra scomparso…».
«Come scomparso? Proprio ora che… sì, cioè, dopo che avrò parlato con i miei volevo farmi cavalc… farmi una cavalcata… mi sento un po' agitata da ieri notte…».
Già, dov'era finto Thönet, non era forse ridisceso verso le stalle? In effetti quella era la sua intenzione, ma, come abbiamo potuto vedere, il giovane era un po' distratto, per non dire proprio perso, dietro quell'unico, nuovo pensiero. Fu così che una volta arrivato al piano terreno, invece di uscire nel cortile proseguì fin giù nelle cantine dove trovò mastro Berlucco intento a selezionare i vini per il pranzo. Visto lo stalliere in quelle condizioni cercò di fargli raccontare cosa lo preoccupasse, ma ottenne in risposta solo mezze frasi sconnesse e l'unica cosa che capì con chiarezza fu "Violet". Da uomo navigato quale egli era e conoscendo bene la bellezza luminosa della ragazza, non gli ci volle molto per capire quale fosse il male del giovane e come cura cominciò a fargli assaggiare un mezzo bicchiere di rosso di una vecchia riserva. E poi un altro, e poi un altro…
Nel frattempo la contessina entrava nel salone proprio mentre veniva annunciata la duchessa Margaretha Dusten-Ciffen vedova von Lisoform che accompagnava suo figlio Bertrandugo Wolfangandrea III detto Biscottino, soprannome che mandava sua madre su tutte le furie e faceva scoppiare in grandi risate tutti quelli che lavoravano al loro castello: era cominciata la sfilata di presentazione dei pretendenti la mano di Violet…
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