I neuroni di Thönet nel frattempo erano diventati assolutamente inutili: una buona parte erano in rianimazione, alcuni si erano messi a giocare a moscacieca, certi sfogliavano margherite, mentre un gruppetto dei più anziani incitava il giovane con grida e lazzi, scommettendo su chi dei due avrebbe avuto bisogno di respirare per primo.
Guidata dall'istinto più che dall'esperienza una sua mano finì su un seno di Violet.
Thönet la vide distrattamente e solo dopo un po' si rese conto che era la sua.
Fu così che la staccò come se la veste della ragazza avesse preso fuoco, salvo vedersela rimettere sul seno da lei stessa.
Incuriosito dalla reazione prese coraggio e mise anche la seconda sull'altro.
Violet la tolse immediatamente.
Preoccupato di aver fatto qualcosa di sbagliato Thönet levò anche l'altra scostandosi leggermente.
La giovane allora gli prese la testa e se la spinse fra i seni, cominciando a carezzargli la nuca.
Sconcertato, stordito e mezzo soffocato Thönet cercò l'equilibrio vorticando le mani e afferrando un lembo della veste di Violet…
I due capitombolarono a terra, lui sotto con un capezzolo fra le labbra, lei a cavalcioni, consapevole d'un tratto di cosa stesse succedendo.
Cercando ti togliersi da quell'incresciosa posizione quasi spiaccicò l'unica parte ancora cosciente del giovane. Nel controbilanciarsi la veste le si rialzò facendo comprendere al giovane come un assaggio di paradiso fosse a pochi palmi da lui.
Si era appena rimessa in piedi che da dietro la porta si sentì la voce di mastro Berlucco sussurrare: «Mia Signora, dovete risalire, presto, Vi stanno cercando per tutto il castello!».
In un attimo fece rientrare il seno nella scollatura, baciò avidamente Thönet e si dileguò nel corridoio oltre la porta.
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