Il mattino dopo Violet fu svegliata all'alba. La cosa era insolita, per cui ci volle parecchio perché capisse cosa le stava succedendo intorno, anche perché quella notte era andata a dormire molto tardi, stanca per la cavalcata e con l'animo inquieto, senza un motivo ben preciso. Le cameriere correvano di qua e di là per la stanza tirando fuori vesti lussuose, scarpette damascate e gioielli vari che nemmeno sapeva di avere.
Seduta sul letto, lo sguardo ancora indeciso fra il sonno e la veglia, cercò a tastoni gli stivali gettati via poche ore prima, ma fu subito bloccata dalla cameriera più anziana che la trascinò quasi di peso nella tinozza fra i gridolini e gli sguardi divertiti delle altre. Mentre cercava di capire cosa le stesse succedendo, prima che potesse aprire bocca, si sentì sollevare un polpaccio e graffiare la gamba e il piede da un bruschino manovrato tanto sapientemente quando rudemente. Il contraccolpo la fece affondare fino alla fronte e il tramestio che ne conseguì servì a svuotare mezza tinozza e ad allagare il pavimento.
«…ptù! …anf… Si può sapere che diavolo di una stirpe di hobbit incrociati con orchesse di angiporto sta succedendo??? È forse già calendimaggio???»
L'anziana serva le rivolse uno sguardo impassibile e austero e riprese a strusciare l'altra gamba con la stessa intensità. Violet cercò di ribellarsi col solo risultato di ritrovarsi appesa con le braccia fuori della tinozza nel gigantesco sforzo di tenere qualche secondo il naso fuori dall'acqua.
In quel momento si affacciò Thönet, i guanti che la giovane aveva lasciati nella stalla stretti fra le mani. Per un secondo Violet girò la testa verso di lui, l'acqua che le scorreva sul viso, i lunghi capelli fradici sparsi malamente per ogni dove e, cosa estremamente imbarazzante di cui si rese conto solo più tardi, il sedere con la veste praticamente tatuata addosso tanto da separare maliziosamente le due metà. Thönet gettò i guanti nella stanza e si smaterializzò nell'istante stesso in cui Violet prorompeva in un grido ormai solo di disperazione: «CAAA…BLUBBBB…» finendo con la testa completamente sott'acqua.
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