Spesso si era preoccupata per una febbre del suo cavallo, per un'indisposizione di uno dei segugi del castello, mai però si era soffermata su una qualche sofferenza o tanto meno sulle vicende personali di alcuno dei servi o delle cameriere. Da oltre una settimana però Thönet era scomparso. Almeno una volta al giorno era scesa alle stalle con la scusa di fare una cavalcata o di controllare il suo destriero, ma del giovane non c'era traccia e nemmeno mastro Berlucco, ormai costretto ad un duplice lavoro che lo stava uccidendo, pareva saperne nulla.
La mattina del decimo giorno, mentre stringeva il sottopancia della sella, scorse quello che poi si rivelò un libretto sbucare da un mucchio di fieno. Incuriosita lo estrasse e lo ripulì velocemente con le mani. La copertina era di morbidissima pelle e un nastro di seta viola lo chiudeva con un fiocco. Una volta aperto le si bloccò il respiro: il suo nome riempiva la prima pagina, infiorato di ghirigori pazienti che solo una mano esercitata avrebbe potuto tracciare. Disegni di strane piante, animali dei più fantastici e uccelli di ogni tipo si intrecciavano fondendo il tutto in un'unica miniatura. Non sapendo più che cosa aspettarsi girò il foglio e trovò quelli che sembravano appunti, cancellature, file di parole sparse e due sequenze di tre righe evidenziate da due cerchiature.
La prima era:
Occhi di tigre,
sintonia di anima.
resa del cuore.
sintonia di anima.
resa del cuore.
La seconda, non meno oscura:
Inaspettata:
mi accende la mente,
il cuore cede.
*Le due composizioni sono in forma di haiku, sebbene storicamente la forma 5/7/5 sia stata istituzionalizzata successivamente agli eventi del racconto.
mi accende la mente,
il cuore cede.
*Le due composizioni sono in forma di haiku, sebbene storicamente la forma 5/7/5 sia stata istituzionalizzata successivamente agli eventi del racconto.
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