Per un tempo che a un osservatore esterno sarebbe sembrato lunghissimo i due rimasero in silenzio. Nella testa, o per meglio dire nel cuore, di Thönet un mare in tempesta faceva ora sollevare la prua in un impeto di gioia e di amore, ora affondare negli abissi più scuri del dolore e della tristezza. Un momento, preda di una certezza che gli derivava dallo stesso sangue, le sarebbe caduto davanti in ginocchio per disegnarle un futuro insieme dove la somma di due dava uno, ma molto più completo. Tutto si incastrava alla perfezione, il desiderio dell'una era gioia per l'altro. Un attimo dopo la realtà lo sprofondava nei pensieri più cupi, gli faceva vedere l'abisso che li separava per sempre.
E Violet? Ancora sorpresa di vederlo davanti a sé, non riusciva a dare una sequenza logica ai suoi pensieri. Era contenta di vederlo, questo sì, ne era sicura, ma perché? Poteva chiedergli se era stato lui a carezzarla durante la notte per mezzo dei petali vellutati su cui era distesa? Era sempre lui che aveva scritto quelle cose? E perché si sentiva così strana in sua presenza, abituata a frequentare cavalieri e principi, sapienti e servi, cosa aveva di diverso quello stalliere?
Chi dei due si era mosso? Lo avevano fatto insieme? Impossibile stabilirlo con certezza ora che le loro labbra erano unite, gli occhi chiusi per amplificare il brivido che li stava percorrendo, le punte delle lingue che fingevano una schermaglia in attesa che il sapore dell'altro le facesse soccombere pervadendo la bocca e il palato. I rispettivi mondi si sarebbero aperti più che dopo giornate intere passate a parlare e i cinque sensi di ognuno avrebbero fatto la loro scelta.
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