«La tosa non xè illibata…» così, a malincuore, stava dicendo la cuoca mentre Thönet faceva il suo ingresso nel salone.
Subito dopo il Conte chiese alla figlia la sua versione dell'accaduto e Violet rispose senza esitazione di aver avuto un convegno d'amore con lo stalliere, per sua volontà e che non le era stata usata violenza.
A tali parole si elevò un alto clamore fra i presenti, i genitori di Violet si guardarono più titubanti che sorpresi, conoscendo l'indole libera della figlia, mentre Necario cominciava a sogghignare, e ser Ruperto diveniva paonazzo fra uno sbadiglio e l'altro.
«Difenderò l'onore della contessina e della sua famiglia e, a Dio piacendo, qualora sopravviva, sarò orgoglioso di poterla sposare.».
Tutti si girarono a quelle parole chiare e decise verso chi le aveva pronunciate. Thönet, rivestito da marchese di Floràns, si stagliava sulla porta del salone lasciando tutti stupiti.
«Violet, - continuò - mia adorata, solo tu forse puoi capire che cosa mi muove in questo frangente. È bene dunque che prima di affrontare chiunque voglia offendere la tua persona, mi rivolga a questi nobili cavalieri e dame per affermare che non lo farò per uno sterile concetto astratto, ma per qualcosa che sfugge a qualsiasi legge o tradizione umana. Ormai da giorni il mio cuore ha cessato di battere per sostenere l'involucro che lo fa camminare nella sua parabola terrena. Da quando i miei occhi incrociarono i suoi, il suo sorriso e la sua voce si sono amalgamati nel mio sangue e ogni battito è un umile omaggio alla Sua persona. Ossigeno la sua presenza e le sue parole. Sterile diverrebbe la mia vita non potendola abbracciare e senza la dolcezza delle sue labbra. Solo lei stessa, quindi, o Dio, potranno impedirmi di averla al mio fianco lungo il sentiero della vita.».
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