Led Zeppelin - Kashmir (Live)
http://www.youtube.com/watch?v=Dme4ZTdOwSY
Thönet era entrato per primo, seguito a qualche metro da Berlucco, Clarette e Doppeldrim alla retroguardia, non perché pensassero di essere seguiti, ma perché l'atmosfera cupa e insana aveva messo addosso anche a loro una certa agitazione. Impossibile trovare tracce, altrettanto impossibile capire a che distanza fossero il gruppo di Necario e il Custode.
Thönet non sarebbe mai tornato indietro senza Violet, a costo anche della vita; Berlucco pur non essendo un cavaliere, lo aveva seguito se non per proteggerlo quanto meno per consigliarlo, considerandolo ormai come un figlio; Doppeldrim era al suo servizio e comunque per rispetto alla memoria di suo padre non lo avrebbe abbandonato; Clarette, pur rimpiangendo di non essere da un'altra parte e non potendo tornare certo indietro da sola, sentiva di dover proseguire dietro colui che per tanto tempo aveva amato. E poi doveva assolutamente ritrovare quel rastaliano per dargli il fatto suo…
Via via che avanzavano l'umidità dell'aria creava qua e là delle zone di nebbia, mentre la luce del giorno si indeboliva, pur mancando ancora un paio di ore al tramonto. Se non Thönet, gli altri tre si stavano già ponendo un'angosciosa domanda: cosa avrebbero fatto quando la notte fosse calata definitivamente e il buio fosse stato completo? Continuare con delle torce rischiando di azzoppare i cavalli? Fermarsi? E dove, se il sentiero stava stringendosi sempre più?
Già in certi momenti Thönet scompariva alla loro vista per qualche secondo, per poi riaffiorare in parte dalla nebbia.
Ben presto arrivarono anche loro al punto in cui si trovava il mantello dilaniato. Si guardarono l'un l'altro senza trovare il coraggio di dire qualcosa, di porre domande che non avrebbero avuto risposta. Clarette si coprì il volto con le mani, come presagendo che nessuno sarebbe mai tornato indietro. Mentre erano ancora in preda a un muto sconforto, Thönet gettò il mantello a terra e spronò il cavallo quanto più veloce poteva andare in quelle condizioni.
Nel punto in cui la gola era troppo stretta e dovettero scendere si resero conto che la loro guida non si scorgeva più da qualche minuto. Certo, il buio stava calando rapidamente, ma… Doppeldrim fece segno agli altri due di fermarsi e si mise in ascolto. Poco oltre si distingueva lo scalpiccio degli zoccoli del cavallo, ma non il rumore degli stivali che avrebbero dovuto accompagnarlo. Il sibilo del vento sembrava aumentare e diventare sempre più lamentoso.
«Thönet…? Thönet, fermati, dove sei? Non possiamo continuare oltre, fra pochi minuti non saremo in grado di vedere più nulla…».
Un urlo, o forse il vento, fu la sola risposta. Berlucco corse avanti e in qualche modo riuscì a fermare il destriero che li precedeva e accesa velocemente una torcia appurò che né sulla sella, né sull'animale vi erano tracce di sangue. Quindi, fatto cenno agli altri di rimanere fermi, proseguì per qualche metro fino a sbucare nella piccola radura dalla quale il sentiero si biforcava, ma Thönet non si vedeva.
Tornato indietro spiegò la situazione agli altri e fu deciso di sostare in quello spiazzo fino a che la luce del sole non avesse rischiarato il percorso, nel frattempo avrebbero potuto discutere da che parte proseguire.
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