Nel frattempo Necario con i suoi stavano per giungere alla fine del bosco e il capitano decise che fosse più prudente accamparsi per la notte prima di uscire allo scoperto nel tratto che li separava dalle montagne. Era sua intenzione arrivare al castello del duca Ruperto prima di lui per poterlo mettere davanti al fatto compiuto. Sapeva che questi non aveva digerito il doppio scacco subito da Thönet. Certo, non avrebbe vendicato l'offesa né reso la purezza alla bella Violet, ma un matrimonio, per quanto forzato, l'avrebbe costretta ugualmente a giacere con lui e avrebbe riunito i patrimoni delle due famiglie. Il duca non avrebbe potuto che essergliene grato. Per fare ciò, il passo attraverso le montagne era la strada migliore, sebbene più lenta, perché avrebbe permesso di tagliare di parecchie miglia il percorso, cosa che non avrebbero potuto fare il seguito di Ruperto.
Poste due sentinelle fuori del campo, dopo cena le altre guardie cominciarono a gareggiare in rime che avevano come soggetto principale Violet. Necario ascoltava divertito, gettando ogni tanto lo sguardo sulla ragazza, gustandosi la sua reazione indignata.
«Violetta fuor di stalla cavalca il suo destriero, ma quando a ser rientra cavalca lo stalliero!». Motteggiò uno.
«In mezzo ai girasoli, se dormo sto al sicuro, eppur fra tanti fiori trovò fungo ben duro!». Fece eco un altro.
«La contessina voleva un dì vedere, se quel dello stalliere oppure del cavallo era più lungo il fallo!». E un coro di risate scoppiò nel silenzio del bosco.
«La bella contessina, - ricominciò un quarto - scappata dalla stalla, allo stallier s'inchina, tastandogli una…».
«Basta! Torturatori di endecasillabi! Bestemmiatori della sintassi! Assassini della metrica! Slegatemi affinché possa tapparmi le orecchie e non sentire queste bestialità!».
«A onor del vero la dama ha ragione, branco di pervertiti che non siete altro! - disse Necario cercando di mantenere un aspetto serio nonostante l'ilarità generale - Propongo anzi che la contessina vi faccia testé una lezione di come si compone un'ode… Vi prego, mia Signora, instillate a questi ignoranti un po' di grazia… ahahahah!».
Violet lì per lì pensò che scherzasse, ancora furiosa per le composizioni che la dileggiavano, ma guardandosi intorno notò che tutti erano in silenzio e la stavano osservando, ansiosi di sentire uscire dalla sua bocca un qualche componimento poetico. Non essendo una brava improvvisatrice ma vantando un'ottima conoscenza dei classici, approfittò della sicura ignoranza della soldataglia facendo passare per versi composti sul momento un brano di un'antica poetessa coeva di Catullo, conosciuta come la Tigre di Olimpia:
«Nessun ci presentò,
chi sei ancor non so,
per certo ti bastò ben poco,
per gettare i miei sogni nel foco,
illusione creata da tua speme
realtà è che stiamo insieme,
non dirmi sai quanto resterai,
se un sol giorno la mia vita avrai,
vissuta allor mi riterrò assai,
passar quel giorno con te dolcemente,
rimarrà per sempre nella mia mente,
con te, con te, che ormai sei mio…».*
*Ovviamente il brano non è altro che un adattamento della canzone Insieme di Mina, ovvero la Tigre di Cremona, con la speranza che non abbia ad offendersene visti gli intenti per i quali l'ho un po' stravolta…
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