Stava forse sognando? Violet era davanti a lui, nuda, si avvicinava fino ad abbracciarlo. Sentì degli artigli affondargli nella carne, due, quattro, otto braccia che lo avvvolgevano e lo graffiavano, un odore metifico di alghe putrefatte. Poi gli occhi di lei, gioiosi, rasserenanti e una voce che gli diceva di lasciarsi andare, di abbandonarsi. Immagini di colline dolci, prati verdi, l'interno di un castello con Violet che cullava una bambina, ma subito dopo il castello si accartocciava su sé stesso, mentre una ninnananna si trasformava in gemito:
"Dormi dormi contessina,
sogna dolci e biscottini,
quando arriva la mattina,
sveglierotti coi bacini.
Dormi cara bimba bella,
sogna tante cose belle,
al risveglio una ciambella,
tanti fiori e carameeeeeee… pensa a meeeeeeeeee… Thönet… sono la tua Violet… vieni qui da meeeeeeeeee…".
Poi il buio, il vuoto, lampi nella testa, il corpo squassato da colpi inferti dall'interno. O almeno così sentiva Thönet. In realtà giaceva ancora immobile supino nella fanghiglia, anche se la mente era sempre più preda delle suggestioni e degli incubi che Garthalothep, l'incontrastato dominatore degli abissi rocciosi gli infondeva.
Sdraiato mollemente su un letto di schiave sul fondo di una vera e propria cattedrale del male, giocava con la sua preda, lasciandolo in un limbo d'incoscienza prima di privarlo completamente della forza di volontà. Non uccideva le sue vittime, lasciava che diventassero vuoti involucri da comandare a distanza, pedine per i suoi disgustosi giochi, carne che avrebbe subito la corruzione fisica in un'inconscia agonia del corpo nel lento scorrere dei secoli.
Da molto tempo non aveva la possibilità di divertirsi con un essere umano, i mercanti e i viandanti avevano narrato storie terrificanti su quelle montagne e nessuno si azzardava più ad attraversarle. Annoiato lui stesso dall'atmosfera di morte che aveva creato intorno a sé, riconobbe nel giovane l'occasione per un momento di svago e decise quindi di lasciarlo cosciente e di dargli anzi una possibilità di tornare libero. Se fosse riuscito a resistere fino al tramonto del giorno successivo alle visioni e alle tentazioni che gli avrebbe provocato, lo avrebbe fatto ricondurre alla superficie senza renderlo suo schiavo.
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