mercoledì 22 aprile 2009

…con una lunga veste blu, su un nero destriero, al trotto veloce in un bosco… 51

Mike Oldfield - Tubular Bells - 1973
http://www.youtube.com/watch?v=V8l5fthffiE

Leopoldo arrivò all'inizio del sentiero circa tre ore dopo il passaggio di Necario e una volta verificate le tracce si spinse nella gola con fare circospetto, preoccupato di possibili agguati dietro ogni curva o dall'alto delle pareti della gola. Più che sulla vista avrebbe dovuto fare affidamento sull'udito, disturbato però dal sibilo del vento, e sull'olfatto del cavallo, suo fedele compagno.

Il rumore degli zoccoli sul terreno roccioso per uno strano gioco di echi e rimbombi dava l'impressione del battere di un martello sull'incudine.

L'aria diventava man mano più fredda e più umida, la terra, le pietre e i pochi alberi rinsecchiti e spogli avevano un aspetto malato, con tonalità innaturali di grigi violacei e plumbei. Nonostante il senso di morte che gravava su tutto, si sarebbe detto che qualcosa pulsasse in modo affannato. Non era la terra a sussultare, piuttosto una sensazione che si provava dentro, come se qualcuno corresse dentro al cervello cercando di spingerne fuori i ricordi per impossessarsene.

Erano due ore ormai che andava avanti, cercando di imporre al destriero un'andatura quanto più veloce possibile per sottrarsi a quella sensazione di angoscia, quando il sentiero si restrinse a tal punto da doverlo far scendere di sella.

Dopo qualche centinaio di metri trovò un mantello che riconobbe subito essere di una delle guardie. Lacerato in più punti non presentava macchie di sangue senza che il terreno in piano giustificasse cadute così rovinose. Il tessuto era inequivocabilmente nuovo e quindi non era stato nemmeno il tempo a ridurlo così. Un sibilo metallico e un'ombra attraverso la gola sopra di lui convinsero il custode a riprendere la marcia ancor più rapidamente.

Tornare indietro era impossibile, a meno di non uccidere il cavallo e rifare la strada a piedi e nemmeno aveva modo di avvertire gli improvvisati compagni del probabile pericolo, ormai dovevano essersi addentrati anche loro fra le montagne.
Stava calcolando per quanto tempo ancora ci sarebbe stata luce, quando vide che il sentiero finalmente si allargava fino a sfociare in un piccolo spiazzo da cui ripartivano due tronconi. Subito si mise a cercare possibili tracce per capire la direzione presa dai fuggitivi quando il suo sguardo cadde su una macchia scura a una decina di metri dall'inizio del percorso di sinistra. Sguainò la spada e abbandonate le briglie del cavallo avanzò circospetto.

A stento soffocò un violento conato di vomito, distolse momentaneamente lo sguardo per poi rivolgerlo nuovamente su ciò che sperava fosse un macabro gioco di ombre nell'aria nebbiosa. Ciò che restava di uno dei cavalieri che lo precedevano era praticamente incrostato nella roccia come un fossile preistorico. La cotta di maglia strappata e mezzo elmo non lasciavano dubbi su che cosa fosse stato quel poco che ora grondava dalla parete.

Il Custode, senza nemmeno tornare indietro per riprendere la cavalcatura, cominciò una folle corsa inoltrandosi sempre di più nel cuore della montagna.

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