martedì 28 aprile 2009

…con una lunga veste blu, su un nero destriero, al trotto veloce in un bosco… 57

Il rastaliano aveva continuato a correre per un po' finché non fu fermato da una voce alle sue spalle: «Leopoldo… aspettami… non puoi lasciarmi qui da sola…».
Riconosciuta la voce si bloccò all'istante e si girò, cercando di scorgere la figura che emergeva dai vapori.

«Clarette… volevo dire, Milady, cosa fate qui? dovreste essere al sicuro con Doppeldrim e Berlucco…».

«No, Leopoldo, io mi sento al sicuro solo fra le tue braccia…» e detto ciò fece cadere la veste a terra.

«Milady… Clarette… insomma, Voi, siete nuda! Vi prego, copritevi!».

«Sono dunque così brutta?».

«Sì… nooooooo! cioè, volevo dire, non mi pare il momento… né il luogo… ecco…».

«Forse perché ti pare il momento per morire?! ahahahah!!!». A queste parole sei braccia diafane e artigliate si allungarono per ghermirlo e il Custode fece appena in tempo ad alzare la spada troncandone di netto due. Poi, addossato alla parete, cominciò a menare fendenti contro l'essere immondo che si era svelato nel suo vero aspetto.

Il respiro fetido di decomposizione dell'avversario gli faceva voltare la testa, rendendogli difficile anticipare gli attacchi. Per schivare uno di questi cadde in ginocchio, vedendosi perduto, ma il mostro, accecato dalla furia, continuava a colpire davanti a sé rimanendo scoperto dal basso. Fu così che la spada del rastaliano trovò agevolmente strada verso il suo cuore spaccandolo. Un suono acutissimo uscì dalle fauci dell'essere, costringendo Leopoldo a tapparsi le orecchie con le mani per non impazzire, mentre quello che per poco gli era sembrato il bellissimo corpo di Clarette si rimescolava in un vortice di ombre la cui energia fece spaccare la roccia e schizzare pietre intorno. Quindi con un gemito agghiacciante venne risucchiata dalla fenditura creatasi nella parete, lasciando dietro di sé soltanto una nebbia quasi irrespirabile che andò piano piano dissolvendosi nel fischiare del vento.

Il custode, intontito dai colpi e dalle pietre si rialzò lentamente e senza indugio riprese il suo cammino nella gola.

Per tutta la notte continuò a respingere attacchi di esseri simili a quello che aveva ucciso. Altri caddero sotto i suoi colpi e si dissolsero, mentre alcuni probabilmente più deboli, si limitarono a punzecchiarlo per non dargli tregua. Anche Berlucco e Doppeldrim furono usati come sembianze fittizie per confonderlo, ma egli non cadde nuovamente nel tranello, sebbene esitasse a colpirli fino a quando i mostri non si disvelavano ai suoi occhi.

Ormai allo stremo delle forze e pieno di ferite e contusioni, scorse la fine del sentiero davanti a sé, l'alba che stava sorgendo in lontananza sullo sfondo. Continuò quindi ad arretrare affondando la spada sempre più a caso, finché non inciampò in una pietra e cadde riverso all'indietro battendo la testa e perdendo i sensi.

Ma ormai era fuori e, anche se non se ne era reso conto, gli esseri che lo avevano aggredito si erano fermati già da qualche metro, perché se fossero usciti dal loro regno di tenebra per loro sarebbe stata la morte.

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