Nonostante le celate abbassate si indovinavano gli sguardi dei due sfidanti intenti a studiarsi occhi negli occhi.
L'araldo aveva ricordato il motivo della sfida e l'unica regola: sopravvivere.
Inutile dire che il divario di esperienza era incolmabile.
Per la violenza e la spudoratezza, le gesta di Lotario erano conosciute in ogni terra, acclamato da alcuni, temuto, più che odiato, da molti altri. La sua forza principale era il disprezzo della propria vita ancor prima di quella di coloro che uccideva. Come investito da una furia demoniaca attraversava i campi di battaglia smembrando chiunque si trovasse sul suo cammino. Chi lo aveva visto in azione invertiva i termini di un noto proverbio affermando che "La falce taglia il grano come l'Infamia delle Quindici Nazioni abbatte i nemici". L'Imperatore stesso non amava nominarlo e non osò mai pronunciare una sentenza nei suo confronti nemmeno quando intere contee si sollevarono contro di lui. Si narra che durante il trionfo dopo la Battaglia delle Tre Leghe, lo avesse apostrofato fissandolo da dentro il suo elmo vuoto: «Qualora tu decidessi per una mia condanna, finirai di pronunciare la parola 'morte' davanti al demonio in persona».
Immobile sul suo destriero, come se entrambi scaturissero dalle profondità della terra, ghiaccio saldato alla roccia, l'aria stessa intorno a lui sembrava malata e lasciava presagire che anche la Morte lo temesse.
Di fronte a lui Thönet era un fuoco, dentro l'armatura il suo corpo era calmo, i cinque sensi pervasi da Violet. Il cielo dei suoi occhi, il profumo della sua pelle che cambiava ad ogni carezza, la sua voce che cantava distratta, il disegno perfetto delle sue labbra, il loro sapore mentre le lingue fingevano di sfuggirsi…
Le trombe decretarono l'inizio del combattimento, ma la mente del giovane rievocava ancora l'inturgidirsi dei capezzoli di Violet risvegliati dal suo alito caldo, la schiena inarcata in una totale offerta di amore, mentre la terra annerita dalla cupa ombra di Lotario cominciava a sussultare percossa dai possenti zoccoli del suo cavallo lanciato all'attacco.
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